
Robin Robertson
di Gianluca D’Andrea
Robin Robertson: una poesia da Camera Obscura (2002)
New Gravity
Treading through the half-light of ivy
and headstone, I see you in the distance
as I’m telling our daughter
about this place, this whole business:
a sister about to be born,
how a life’s new gravity suspends in water.
Under the oak, the fallen leaves
are pieces of the tree’s jigsaw;
by your father’s grave you are pressing acorns
into the shadows to seed.
*
Nuova gravità
Camminando nella luce fioca di edere
e lapidi, ti vedo in distanza
mentre spiego a nostra figlia
questo posto, tutta questa faccenda:
una sorella che sta per nascere,
come la nuova gravità di una vita è sospesa nell’acqua.
Sotto la quercia, le foglie cadute
sono pezzi del puzzle dell’albero;
presso la tomba di tuo padre schiacci ghiande
dentro le ombre per farne semi.
(Trad. Massimo Bacigalupo)
Postilla:
Il luogo nuovo di cui parla il testo è la sospensione. Il passaggio in quella luce tenue dell’inizio («half-light»), luce mediana tra vita e morte. Poi distanza e vicinanza in un quadro raccolto, familiare. Ma la sospensione si riattiva nel pensiero di un altro arrivo, in bilico su una superficie liquida, quasi intangibile, come imprevedibile è la forma dell’avvenire: «how a life’s new gravity suspends in water».
Infine, il luogo si trasforma nella caduta del tempo, nella sospensione tra passato e futuro che prova a manifestare un augurio, un’azione che dentro le ombre riesce nell’intento del germinare. La sospensione sposta il suo asse, “cade” nella vita: «into the shadows to seed».