Poeti in Osteria – Luciano Neri e Stefano Raimondi presentati da Gianluca D’Andrea e Demetrio Marra

locandina

POSTILLE (tempi, luoghi e modi del contatto) di Gianluca D’Andrea – Una lettura di Gian Ruggero Manzoni

postille

Gianluca D’Andrea è nato a Messina nel 1976. Tra le sue pubblicazioni: “Il laboratorio” (Lietocolle, 2004); “Distanze” (lulu.com, 2007); “Chiusure” (Manni, 2008); “[Ecosistemi]” (L’arcolaio, 2013); “Transito all’ombra” (Marcos y Marcos, 2016). In “Postille” (tempi, luoghi e modi del contatto) (L’arcolaio, 2017) ha raccolto i commenti a singoli testi di poesia moderna e contemporanea, elaborati dal 2015 al 2017 in vari siti letterari. Sue poesie sono incluse in diverse antologie e tradotte in varie lingue. Per la casa editrice L’arcolaio cura la collana di poesia Φ (phi). Collabora con il quotidiano culturale on-line “Alfabeta2”, con la rivista “Doppiozero” e con il periodico culturale l’ “EstroVerso”. Vive a Treviglio (BG), dove insegna nelle scuole medie. Le “Postille” costituiscono una raccolta di singoli testi di poeti moderni e contemporanei di diversa provenienza geografica, ma non danno vita a un’antologia o a un qualche repertorio di testi esemplari – le postille sono, invece, un personale itinerario di studio, di meditazione e di approfondimento, la condivisione con i lettori di una ricerca su scritture magistrali capaci d’irradiare senso di per sé e, anche, grazie allo sguardo di chi, con profondissimo rispetto e ammirazione, vede in ognuna di queste il riverberarsi su di esse di altre scritture, esperienze e ricerche; ne traspare, così, un ordinato e rigoroso scartafaccio che sa essere sia una proposta di lettura che uno spiraglio per meglio capire la scrittura stessa di D’Andrea. Dalla prefazione di Fabio Pusterla: “La parola-titolo di D’Andrea, in apparenza umile e dimessa, è ingannevole come le petrarchesche ‘nugellae’, e nasconde, prima di tutto, un bisticcio di significati. A quello vero e proprio di annotazione scritta dopo, cioè di riflessione critica che fa seguito alla lettura e alla meditazione (e che vanta già nei suoi annali un bel numero di precedenti giganteschi, da Manzoni a Croce), si associa, infatti, in un bisticcio divertito dichiarato dall’autore, il contemporaneo concetto di post, cioè di te-sto postato su di un sito o blog, che suggerisce l’origine di queste pagine e la loro iniziale funzione. Nate per un sito, le postille conservano di quella loro iniziale ideazione la velocità e la stringatezza, che consentivano all’autore la rapidità di esecuzione e ai fruitori l’immediata assimilazione: della postilla in sé, ovviamente, ma anche del testo a cui la postilla i- neriva”. 42 i poeti trattati, o, meglio, 42 i testi sui quali Gianluca D’Andrea ha “postillato”.

 

PER UN DISCORSO PIÙ AMPIO SULLA POESIA. LETTERA DI GIANLUCA D’ANDREA A TOMMASO DI DIO

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Su Poesia del nostro tempo, una mia lettera-riflessione:

Caro Tommaso,
leggendo il tuo Piccolo discorso sulla poesia (NdR, Le parole e le cose, 4 ottobre 2019), non ho potuto fare a meno di appuntare alcune considerazioni ulteriori che tenteranno di integrare e preferibilmente rimettere in discussione quanto da te espresso.
Inizierei, pertanto, dal tuo “imbarazzo darwiniano” che, è abbastanza evidente, si appunta contro il concetto di “essenza” fissato da Aristotele e, quindi, fondante la tradizione occidentale. In particolare, Darwin, nelle sue considerazioni sul concetto di “specie” (da quanto riportato nella prima nota del tuo articolo), mette in discussione proprio i confini di “essenza” e chiama in causa le «combinazioni artificiali create per convenienza». In questo modo, sembra emergere un punto, a mio avviso decisivo, in cui la tua riflessione sembra confliggere, nonostante o perché, lo vedremo nel prosieguo, parli di trasformazioni induttive che partono dai particolari e, solo dopo ipostatizzano genealogie. La contraddizione che intravedo è proprio tra l’urgenza di innovazione metodologica (ma il “pragmatismo” darwiniano non è certo una novità, anzi, è alla base delle ideologie avanguardiste primonovecentesche) nell’inquadramento della poesia attuale e la necessità “evocativa” (quasi monstrumlovecraftiano risuscitato dalle nebbie della Storia) delle stesse genealogie. Insomma non capisco, e sarà un mio limite, la direzione che per te dovrebbe prendere lo studium della poesia oggi. Evochi, appunto, una nuova “meraviglia” e poi riporti il tutto a una necessità classificatoria. Parli di storia e pragmatismo (la testa mozzata della tradizione che converti montalianamente e che reagisce obtorto collo alla lingua aulica della tradizione) e concludi l’intero discorso sulle potenzialità immaginifiche cui l’uso dell’arte del linguaggio dovrebbe ricondurre: «Oggi dovremmo provare a ripensare la capacità della poesia di far combaciare la dimensione artistica della parola, ovvero la capacità di immaginare mondi possibili, di affidare agli uomini il sogno o il mito di un mondo che ancora non c’è, con la dimensione rituale della parola: la parola che fa realtà, psicagogica, che promette, giura che questo mondo è vero».

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La Casa Editrice L’Arcolaio presenta: La collana PHI Φ

locandina 18 ottobre

La Casa Editrice L’Arcolaio presenta:

La collana PHI Φ

con la presenza dei curatori
Gianluca D’Andrea e Diego Conticello
e dell’autore Luciano Neri

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La casa editrice L’arcolaio nasce l’otto gennaio dell’anno 2008 per iniziativa dello scrittore Gian Franco Fabbri, il quale, già da tempo tentava di esprimere, all’interno del mondo letterario, una sorta di mappatura dei poeti che stavano producendo i loro primi lavori. Il progetto di Fabbri, in verità, aveva già preso le mosse dall’attività del blog “La costruzione del verso”, uno spazio virtuale attivo dal 2003. Le collane sorte in prima battuta all’interno della casa editrice furono: La costruzione del verso, I germogli, Le onde flessibili e I codici del ‘900. Col passare degli anni, alcune di queste collane sono state sostituite da altre, più aderenti ai tempi nuovi. Il catalogo de L’arcolaio con gli anni si è sempre più arricchito di nomi noti, se non addirittura famosi, e di un sempre maggior numero di giovanissimi, spesso alla loro prima pubblicazione.

La collana Φ PHI
La collana Φ è la recentissima acquisizione de L’arcolaio. Lo spazio di cui qui si dice è un progetto di Gianluca D’Andrea e Diego Conticello che si propongono, con l’egida dell’editore, la diffusione delle opere poe-tiche di autori già noti nel campo italiano, ma – perché no? – anche in quello staniero. Questa operazione contribuirà ad ampliare la forbice espressiva del verso. L’arcolaio fornirà spazio e servizi a tale iniziativa; il risultato, ci auguriamo possa risultare una catalogazione pressoché integrale del corredo autoriale della mappatura di cui parlavamo all’inizio. Lasciare una eredità che, sebbene filtrata con la saggezza del trascorrere dei tempi, possa arricchire l’appassionato lettore di poesia.

Ingresso gratuito per i soci – tesseramento annuale € 5,00
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VENERDI 18 OTTOBRE
ORE 21.00

Bezzecca LAB Milano
via Bezzecca 4, Milano
tel. 02.86.89.44.33 tram 27, 9, 19 e 12 – bus 60, 73
Informazioni: e-mail bezzeccalab@gmail.com
www.facebook.com/bezzeccalab
Sito: bezzeccalab.wordpress.com

Forme del tempo su Imperfetta Ellisse

Gianluca D’Andrea – Forme del tempo (Letture 2016-2018) – Arcipelago Itaca 2019
Gianluca D'Andrea - Forme del tempo (Letture 2016-2018) - Arcipelago Itaca 2019

Pubblico qui alcuni brani tratti dall’ultimo lavoro di Gianluca D’Andrea, un libro singolare e assai godibile in cui l’autore collaziona versi e brani in prosa, in forma di particolare prosimetro. Particolare quanto può esserlo una personalissima wunderkammer, nella quale non tutti i versi sono suoi ma quelli che non lo sono, spesso sotto forma di citazioni di varia misura, fungono da spunto, ossatura, sostegno di “meraviglia” per le riflessioni – in forma di critica, in forma di arte, in forma di nuovi versi – con cui “si tenta una ricognizione sul presente, ma non solo, che prende avvio dalle esperienze di lettura per incrociarsi con altre esperienze, assolutamente personali, dell’autore” (D’andrea nella Premessa minima). E dove comunque – forse il tratto più interessante – “indistinto è il margine che dovrebbe separare il soggetto della percezione dalla realtà percepita e dagli strumenti che consentono l’accesso al contesto”. Un “margine sfumato”, anche graficamente, che caratterizza al lettore questo libro come unitario pure nei “prestiti”, che appaiono come assimilati, divorati quali elementi dialettici forti dalla riflessione stessa di D’Andrea.

Forme del tempo su Poesia del nostro tempo

Premessa minima

Con questo ciclo di riflessioni si tenta una ricognizione sul presente, ma non solo, che prende avvio dalle esperienze di lettura per incrociarsi con altre esperienze, assolutamente personali, dell’autore. Indistinto è il margine che dovrebbe separare il soggetto della percezione dalla realtà percepita e dagli strumenti che consentono l’accesso al contesto. Forse perché tale margine è sfumato, tanto sottile la fenditura che separa da rendere inutile provare a spiegarsela: forse il contesto è lo stesso margine, soggetto compreso, della fenditura. A contraddistinguere tali riflessioni è una sola peculiarità stilistica: l’assenza di stile. (Gianluca D’Andrea)

 

Da Forme del tempo (Letture 2016-2018) (Arcipelago Itaca, 2019)

 

1. DIARIO ESTIVO

Ferita

Come non esistesse eziologia,
forse non esiste nulla
oltre una fragilità congenita
che designerebbe eredità, trasmissione,
geni antichi, incroci cellulari,
un’intrusione che arriva da un altro
tempo, un tempo-ombra
come le scorrerie e le razzie di sconosciuti
che scopriamo, sempre dopo, essere prossimi.

Così arriva il dolore, un giorno
mentre lavori, imprevisto,
imprevedibile e non è l’origine
ma un percorso che ci attraversa e da cui emerge
un’onda che s’increspa e può arenarsi
fino a bloccare il tempo.

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