
Luigi Carotenuto
di Gianluca D’Andrea
Spazio Inediti (17): Luigi Carotenuto
Aria
preferivo chiamarti
quasi fossi uno spiritello nordico
un’entità dal dna mitologico
la mia compagna di giochi
e dispetti
la bicicletta che tante volte mi ha lasciato
a piedi
Una strana leggerezza traspira da questo componimento del catanese Carotenuto. Strana, perché il tocco lieve sembra mascherare un sostrato di alienazione, indizio di un rapporto tutt’altro che pacificato con l’alterità. L’oggetto – forse “la bicicletta” – referente di un messaggio “apotropaico”, in linea con lo sconvolgimento del nominare e con le potenzialità “distruttive” dell’etichettamento. L’oggetto comune, compagno dei movimenti del soggetto, è “battezzato” e personificato – così mi spiego il riferimento al “dna mitologico” – nel tentativo di produrre una “simpatia”, che sembra, però, negata beffardamente dalla disillusione sottintesa alla risposta («la bicicletta che tante volte mi ha lasciato/ a piedi»). Notevoli, se l’osservazione è giusta, le implicazioni che scaturirebbero dal tentativo assertivo di nomi-dominare il reale, tentando una “confidenza” che è anche modifica strutturale. La leggerezza, che sembrava dominare l’atmosfera, apparentemente banale del testo, si trasforma così nel teatro in cui lingua e mondo, da sempre, inscenano lo spettacolo, tante volte conflittuale, della relazione.
(Novembre 2015)
Luigi Carotenuto è nato il 16 agosto 1981 a Giarre (CT), dove tuttora risiede. Educatore, ha lavorato nell’ambito socio-pedagogico. Si occupa di critica letteraria per il periodico culturale l’EstroVerso (www.lestroverso.it), diretto da Grazia Calanna; cura la rubrica di poesia In conto letture, per la rivista Lunarionuovo, diretta da Mario Grasso (www.lunarionuovo.it). Ha pubblicato le sillogi L’amico di famiglia (edizioni Prova d’Autore, Catania, 2008) e Vi porto via (edizioni Prova d’Autore, Catania, 2011).ine
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