LETTURE di Gianluca D’Andrea (49): FORSE LA FINE

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Sequenze dal film Gli uccelli

di Gianluca D’Andrea

O forse non era la fine. «La nostra vita, un lungo paesaggio che rimane dopo di noi» (Mario Benedetti, Materiali di un’identità, Massa, 2010, p. 33), ma è questa idea di paesaggio e di immagini dentro il paesaggio a riproporre una scelta. Scelta, in primo luogo, dell’immagine che potrebbe funzionare come iscrizione. Ma il paesaggio è qualcos’altro a causa dell’inserzione della cosa nel contesto e che lo trasforma in maniera artificiosa. Landscape che diviene testimonianza del luogo e dell’azione-inserzione dell’uomo. Questa è anche l’illusione di una fuoriuscita dalla cosa in sé e una ricaduta nel soggetto. L’interesse non cade sulla “storia”, la trama di un eventuale racconto sarebbe comunque un pretesto per esporre una “critica”, una messa in crisi della potenzialità immaginifica di ogni linguaggio – il campo dell’agone è ancora il senso, solo che occorre reinventare una trasmissione attraverso la ricomposizione dei frammenti per individuare un cammino.
Una grande paura può aprirsi appena a un passo di distanza dal contesto banale, ripetitivo, seriale che identifica la realtà “occidentale”. L’ignoto è la perturbazione che sorge all’incrocio tra controllo e noia, l’esempio maggiore del Novecento viene, forse, proprio dal mondo dell’immagine. Nel cinema di Hitchcock avviene spessissimo che l’ignoto “attacchi” nel reale e si renda indescrivibile (vedi, soprattutto ma non solo, Gli uccelli).
In uno slancio metafisico che annulla il vecchio contesto e il vecchio soggetto, cioè il tempo dentro il paesaggio: «ora che mi avvicino ai colori e non a te» (Mario Benedetti, Materiali di un’identità, cit., p. 53).

“Schizzi di Milano” di Francis Catalano alla Libreria Popolare di via Tadino

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Al Concerto per Sandro Penna

Teatro OFF/OFF, Roma, 27/01/2018, in una foto di Dino Ignani – Concerto per Sandro Penna

Ignani - Concerto per Sandro Penna

Foto di Dino Ignani

L’origine di Domenico Cipriano sul Mattino di Avellino

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Gabriel Del Sarto all’Incrocio Quarenghi di Bergamo

il grande innocente


Gabriel Del Sarto sarà alla Libreria Incrocio Quarenghi di Bergamo

sabato 20 gennaio 2018, ore 17:30 
per presentare insieme a Gianluca D'Andrea la sua ultima raccolta di versi

Il grande innocente (Aragno, i domani, 2017)

Istantpoetry #15

«Cieco, così, e inebetito, riprende il viaggio verso il confine»

Pier Paolo Pasolini
(San Paolo, Einaudi, 1977)

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#urbanlandscape #urban#urbanlife #train #instadaily #instalife#ombre #perspective #linee #forme

Mario Perniola (Asti, 20 maggio 1941 – Roma, 9 gennaio 2018)

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Mario Perniola

miracoli«Una vita che vale la pena di essere vissuta è quella che lotta per qualcosa che va al di là della nostra esistenza singola, come l’antichità classica non meno che la modernità occidentale hanno insegnato. Dal Sessantotto a oggi molti hanno dedicato tutto il loro tempo e le loro energie per mantenere l’esistenza di un mondo comune, che comprende – come dice Hannah Arendt – coloro che sono vissuti prima di noi e coloro che vivranno dopo di noi».

Mario  Perniola

Mario Perniola: “Facebook può trasformarsi in un cimitero ecumenico e globale”

 

Istantpoetry #14

«Si scappa tutti dalla parte
dove il sole entra nelle case.
Da nessuno restiamo troppo tempo
a misurarci il cuore mentre
le impronte tentano frasi di polvere»

Stefano Raimondi
(Il cane di Giacometti, Marcos y Marcos, Le Ali, 2017)

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#sunset #artificialsunset#urbanlife #ombre #preromanticworld#preromanticwithfilter #ilovefilter#metamorfosi#strumentidellatrasformazione #linee#forme

Domenico Cipriano, L’origine, L’arcolaio, Forlì, 2017 su “Punto – Almanacco di poesia”. A cura di Salvatore Ritrovato

Recensione di Salvatore Ritrovato a L’origine di Domenico Cipriano (L’arcolaio, Forlimpopoli, 2017 – Collana Φ a cura di Gianluca D’Andrea e Diego Conticello)

Domenico Cipriano, L’origine, L’arcolaio, Forlì, 2017
di Salvatore Ritrovato

copertina-ciprianoQuello che mi ha da sempre colpito della poesia di Domenico Cipriano è la sua versatilità, una dote non comune fra i poeti di oggi. Versatilità soprattutto formale, che non discende da una indecisione stilistica, bensì dal dubbio che la poesia non debba inseguire il verso, se mai il contrario. Rispetto a Novembre (Transeuropa, 2010) e a Il centro del mondo (Transeuropa, 2014), alcune delle più importanti raccolte di Cipriano, L’origine (L’arcolaio, Forlì, 2017) spicca per una più marcata estensione della sonorità timbrica del verso che non si appaga più di misure metrico-ritmiche fisse e regolari, ancorché chiuse, e predilige invece il taglio obliquo, sghembo, di una voce che si ferma e ricomincia proprio nel punto in cui l’immagine, quale si snoda nel verso, ad ogni ripartenza fino all’a-capo, libera ormai lo slancio lirico.
Ne deriva una “forma-testo”, per questa nuova raccolta, che non possiamo dire del tutto inedita nella poesia di Cipriano, dal momento che si apparenta, almeno nella costruzione del fraseggio, a quella della musica jazz, le cui forme compositive, di là dai differenti generi – sia qui lecito semplificare – si caratterizzano per una sviluppo della linea melodica fra sincopi ed extrasistoli, e per quella capacità propria di improvvisare di volta in volta (ed è qui il senso di libertà che esso procura) un’idea musicale.

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