Bruno Galluccio: una poesia da “La misura dello zero” (Einaudi, Torino 2015) – Postille ai testi

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Bruno Galluccio

di Gianluca D’Andrea

Bruno Galluccio: una poesia da La misura dello zero (2015)

misura

il gelo è incluso
il sistema già in movimento
riesci a sollevare tutto questo passato?

il tempo è stato scostato di un poco
perché non ci sia inclinazione
e l’acqua è spenta

si racconta che dopo
questo tragitto che hai di fronte
ci sia aria più netta e tagliente
che lo scenario non sia quello che vedi
ma un altro dotato di sovrimpressioni
che i corpi che abbiamo imparato
siano davvero siano vivi


Postilla:

In linea col percorso tracciato dagli altri due testi (Milo De Angelis: una poesia da Incontri e agguati e Valerio Magrelli: una poesia da La lingua restaurata e una polemica – Otto sonetti a Londra), è ancora il tempo a spostarsi creando luoghi inediti, accampamenti di un nuovo “sistema”. Movimento, allora, che si “solleva” e, a discapito della forza centripeta – gravitazionale – della parola nel soggetto, “scosta” il tempo a una verticalità sempre più assoluta. Incremento della “visione” non vista per cui le immagini si accavallano e lasciano intravedere un altro panorama (come il monstrum magrelliano e il nulla che inizia a prendere forma in De Angelis). Il dubbio, allora – esistenziale? – riguarda la nostra stessa presenza: come si accavallano le immagini si “sciolgono” i “corpi” abituali e si percepisce, ancora lontana, la possibilità di un habitus diverso. I confini liquefatti di vita e morte, e quelli della parola con il ricordo che diviene dimensione, più che parallela, sovrapposta. Spostamento, appunto, del tempo e della sua rappresentazione verbale.

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