Diario – Autunno: 30) Nel freddo di spettri

Frederick Edwin Church, Gli iceberg (1861)
Trio in A minor, Op. 37/5: III. Allegro · Dorothee Oberlinger · Joseph Bodin de Boismotier
French Baroque

Diario – Autunno: 30) Nel freddo di spettri

Nel freddo di spettri e critico qualcosa si apre. Come una fiaba o una poesia scabra o la semplice percezione del gelo nell’aria notturna, tutto intorno alla rovina dei profumi è aria solcata dalla stagione che s’impiomba o una muffa astiosa dentro una gabbia di luce. Giorno e notte si adopera la sorgente del ritmo perché sgorghi dalle profondità un dio tiepido, transitorio e che vive alla giornata evitando di ridire il futuro. Questo piccolo dio, abita una casetta secca e mantiene calda l’atmosfera, si protegge dal vero freddo e vaga lieve nella sua quiete.
Nel gelo dell’aria notturna, nessun futuro si presenta indesiderato con miraggi ostinati e funesti. Il piccolo dio delle stagioni potrebbe inquietarsi e farsi ancora più piccolo; l’aria potrebbe serrarsi e la parola rieducarsi in spazi ristretti e in giorni improvvisati.
Nel freddo di spettri la luna respira remota e osserva l’autunno candidarsi al silenzio in forme chiuse per commemorare le stagioni, le parole e il travaso continuo tra di esse. Così, nell’ultima notte prima del gelo, accade che il piccolo dio si disponga all’ascolto e senta la luna, il fuoco, il ghiaccio, le piante nel loro formicolio che parla di piccole azioni, di mete involontariamente profonde raggiunte e dell’attesa di una riemersione.

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