Diario – Autunno: 26) Si sporge il virus zombi

Claude Monet, Vetheuil, Ice Floes (1881)
Chamber Concerto in G major, RV 101: II. Largo · Sonatori de la Gioiosa Marca · Dorothee Oberlinger

Diario – Autunno: 26) Si sporge il virus zombi

Dall’eternità congelata agli eoni, a sequenziare gli spostamenti degli odiatori nell’autunno del mondo in un meccanismo di ombre. «Quannu accumènza la vita nasci la morti» (G. Ballo, Sicilia controcanti) e quando comincia la morte si sporgono gli ibernauti e il gelo si avvicina. Lo senti nel cuore della carne che si mantiene intatta per un tratto del tragitto, poi inizia la putrescenza alienata nel gelo, scende i gradini dell’ambizione, dallo stelo del cielo raggiunge le fibre, l’osso. Dallo zombi si sporge il virus, il virus zombi.
Erutta il virus zombi e rumpi u ghiacciu e fa focu e raggia e ammala il coro di anziani-giovani/giovani-anziani che vivono questo tempo come l’orlo di una crepa o un incontro col vento, come il volo della sterna nel suo viaggio meridiano in un cielo impraticabile, come il rosso del futuro e il verde basso di un abbraccio poco lucido, come un sottobosco minato di funghi e odio per le bestie.
La natura è in assetto di guerra e già in perdita, è un pezzo di carbone che non sta bene nel cuore oscuro della sua casa nera e brucia in una passione brutale eppure delicata, in un’immensa cerimonia esulcerata da processioni microbiche e ossessioni informatiche, che non riesce a consumare le sue scorie.
Dal groviglio di ferocia primordiale spicau stu munnu a caccioffula e noi siamo i commensali che foglia dopo foglia ne hanno raggiunto il cuore ciliato e palpitante, divorandolo.

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