Diario – Estate: 14) Nelle profondità I

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Caspar David Friedrich, Burrone roccioso nelle montagne di arenaria dell’Elba (1822-23)

Recorder Concerto in C Minor, RV 441: I. Allegro non molto · Dorothee Oberlinger · Antonio Vivaldi · I Sonatori de la Gioiosa Marca

Diario – Estate: 14) Nelle profondità I

Poi si aprirono burroni. Le chiamavamo gebbie, anche se si trattava di un errore. La vasca rettangolare per la raccolta dell’acqua nei periodi di siccità, era stata trasformata in una forra prosciugata in cui rischiavamo di precipitare. Avevamo rimescolato i linguaggi raggiungendo un nuovo senso: arabo, greco bizantino e longobardo in un’unica concrezione a foggiare la lingua della tribù. E in questa veste sempre nuova ci apprestavamo a penetrare la terra, aggrappandoci alla parete di una di queste gole. Per «cotali scale» (Inferno, XXXIV, 82), discendevamo in un abisso, temendo il «cammino […] malvagio» (Ibid., 95) o l’arrivo di «spiriti maligni che vagano sulla terra alla ricerca di bambini sani e bellissimi» (O. Vuong, Brevemente risplendiamo sulla terra) come credevamo essere, e imperterriti, perché la scoperta era l’unica attrazione, l’inaudito il solo stimolo alla nostra immaginazione.
Occorre un altro passo. E un altro ancora. Parole le scale di questo cammino reale per quanto immaginifico, di questa discesa nella terra della tribù che si fa ponte, riferimento a un mondo trapassato che ci lancia un’ultima domanda:

Quale piacere troveremmo nella vita […],
se la chiudessimo all’azione e all’avventura?

(W. Shakespeare, Cimbelino)

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