
Salvador Dalí, Paesaggio con ragazza che salta la corda (1936)
La Senna festeggiante, RV 693, Sinfonia: III. Allegro molto · Dorothee Oberlinger · Antonio Vivaldi · I Sonatori de la Gioiosa Marca
Diario – Estate: 13) Lo sputo del dio
Eccoci nell’entroterra, dove si erge la serpe. Ai margini della sua colonna vertebrale è il bubbone perennemente sgorgante. Le protuberanze fumose aprono al profondo. Annusiamo la pancia della terra, le zaffate escrementizie, la fine fertile dell’interno. Ma il cammino è appena all’inizio. Procediamo a balzi tra rocche boscose e pianure desertiche, un paesaggio di contrasti che si consuma in spazi brevissimi. Eppure, i luoghi si dilatano e con essi i tempi «e il mondo delira» (G. Leopardi, Ad Arimane).
E il delirio cerca l’oblio, riparo a tanto vagare e variare. Allo stremo l’esistenza fragile in tutto il suo travaglio, raccolta in un’isola, nello sputo triangolare di una divinità di passaggio, dentro gli umori che ora la circondano ricolmi di morte e viaggi, ritorni che avvengono o mai compiuti, approdi sognati e appelli inascoltati. Isola funesta e noiosa, mutevole e radiosa, m’inoltro in te.
Dalla collina, oltre il mare, si scorgevano appezzamenti e un forte umbertino che molte volte rappresentò il limite ultimo del viaggio. Attraversato il gregge, scomparso il bosco, bramavamo la prima ombra e, una volta raggiunta, la divoravamo immergendoci con tutte le membra. Dopo, assaporavamo il riposo sentendone la potenza come in un’allucinazione sonora, ipnotica, intrusiva. Eravamo totalmente appagati:
Che quiete!
Penetra nella roccia
il canto delle cicale.
(Bashō, Il sentiero dell’Oku)