Poesie dall’inizio – 29) Grünbein

Nel vuoto che sembrano rischiare le trasformazioni effettuate dall’azione umana, risuona un’eco felbile, “anonima”, la quale, nel minimo denominatore che accomuna “tutto” e “io”, rischiara la presenza che ci unisce nel reale, in quel che accade perché non può non accadere (e infatti l’ironia esposta, anche attraverso la legge di Murphy, serve a sottolineare il ribaltamento dell’assenza in presenza: “Io c’ero…”).

Gianluca


Poesie dall’inizio – 29) Grünbein

grünbein

Sciocca domanda come si arrivò a questo.
Sbagliato il posto, sbagliato il momento
per un film muto intitolato Popolo.
Favorevole al vacuo era già l’aria,
il paese oltre la data di scadenza.
«Tutto, se può andar storto, storto andrà»
era un minimo denominatore, come
a conforto l’eco anonima «Io c’ero…»

(Durs Grünbein, A metà partita, Torino, 1999, a cura di Anna Maria Carpi)

*
Schwachsinn, zu fragen, wie es dazu kam
Es war der falsche Ort, die falsche Zeit
Für einen Stummfilm mit dem Titel Volk.
Die Luft war günstig für Vergeblichkeit,
Das Land weit übers Datum des Verfalls.
»Alles was schiefgehn kann, wird schiefgehn«
War noch der kleinste Nenner wie zum Trost
Das Echo, anonym, »Ich war dabei…«

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