Ancora una fine, ancora la fine. Un altro giorno, “questo giorno” e un altro che “s’inabissa” insostenibile. Dal passato, una voce si arresta, la parola (Celan, il mondo) è spezzata dalla “lunga lama fluente dell’acqua”.
Gianluca
Poesie dall’inizio – 21) Michaux
Sulla morte di Paul Celan
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Senza che gli uomini parlino, lapidato dai loro pensieri
Un altro giorno di livello più basso. Gesti senz’ombre
Su quale secolo ci si dovrà chinare per vedersi?
Felci, felci, si direbbero sospiri, da ogni parte sospiri
Il vento disperde le foglie staccate.
Potere delle barelle, un milione ottocentomila anni fa si nasceva
già per marcire, per perire, per soffrire
Questo giorno, già ne abbiamo avuti di simili,
quantità grande di simili
giorno in cui s’inabissa il vento
giorno di pensieri insostenibili
Vedo quegli uomini immoti
sdraiati sulle chiatte
Partire.
In ogni modo partire.
La lunga lama fluente dell’acqua arresterà la parola.
(Henri Michaux, Brecce, Milano, 1984, a cura di Diana Grange Fiori)
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Le jour, les jours, la fin des jours (Méditation sur la fin de Paul Celan)
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Sans qu’ils parlent, lapidé par leurs pensées
Encore un jour de moindre niveau. Gestes sans ombres
A quel siècle faut-il se pencher pour s’apercevoir ?
Fougères, fougères, on dirait des soupirs, partout, des soupirs
Le vent éparpille les feuilles détachées
Force des brancards, il y a dix huit cent mille ans on naissait
déjà pour pourrir, pour périr, pour souffrir
Ce jour, on en a déjà eu de pareils
quantité de pareils
jour où le vent s’engouffre
jour aux pensées insoutenables
Je vois les hommes immobiles
couchés dans des chalands
Partir.
De toute façon partir.
Le long couteau du flot de l’eau arrêtera la parole.