
Dario Bertini
di Gianluca D’Andrea
Dario Bertini: una poesia da Prove di nuoto nella birra scura (2014)
scriverò i miei prossimi versi sulla carta igienica
così che possano sentirsi liberi di andare;
li butterò nel cesso, tirando l’acqua,
e poi li sentirò viaggiare dentro ai tubi,
sotto i piedi delle persone e migliaia di macchine in coda,
superando semafori, case, supermercati
continueranno ad andare come piccoli pesci
seguendo la corrente,
e arriveranno al mare,
sentendo il sole brillare forte
lasciandosi annegare al posto mio
Postilla:
Non è la semplice farsa scatologica del genere poetico ridotto all’estremo della bassezza a essere in gioco nel componimento. Il riciclo della parola nel postmoderno ha compiuto il suo tragitto e, data per ovvia la “scaduta grandiosità” della stessa parola, s’intravede una ricomposizione o insorgenza in un posto vacante. Il luogo dell’io sostituito dalla parola lasciata libera, una sorta di continuum contemporaneo al distacco nel richiamo alla cavalcantiana Perch’i’ no spero di tornar giammai, e quindi le origini, ma origini nuove, troppo consapevoli di una fine avvenuta, di una scomparsa sempre veniente (versi che «arriveranno al mare, / sentendo il sole brillare forte / lasciandosi annegare al posto mio»). Così l’andamento prosastico e anti-lirico connesso, come da norma in un’atmosfera post, con lo slancio autoironico, ribalta più volte la disillusione e focalizza un’assenza assai più pregnante: il vero contatto, per quanto in questo caso in negativo, è riversato nelle possibilità comunicative dello strumento, mandato a morte – «lasciandosi annegare al posto mio» – in luogo di un soggetto in deficit perenne, un già morto, uno zombi, un fantasma.