
Ai Weiwei distrugge una vaso della dinastia Han (206 a.C.– 220 d.C) dopo averlo ridipinto con il logo della Coca-Cola (Fonte: Rapporto confidenziale)
di Gianluca D’Andrea
… paradiso per scherzo
di fato, non è nulla quello che tu cerchi
fuori di me che sono la rinuncia, m’annuncia
da prima doloroso e poi cauto nel suo
crearsi quel firmamento che cercavo.
(Amelia Rosselli, Serie Ospedaliera, 1969)
“Affinché i fatti «arrivassero» era necessario che la limitazione al risultato e la «riduzione allo smisurato» fossero revocati”.
(Günther Anders, Dopo Holocaust, 1979, 2014, p. 39)
Re-vocare, richiamare per trattare, mutare i propri convincimenti. In primo luogo nei confronti del soggetto della storia e della sua specificità “fatale”, dei suoi margini recintati. La ricerca “fuori” riguarda la rinuncia agli obiettivi, a una classifica, a una tassonomia.
La “serie del nulla” che è l’accumulo, elude la presenza del soggetto, il suo essere fattivo, conduce a una potenza “consumatrice”, al brivido della consumazione.
Dopo le atrocità avviate dal Secondo Conflitto, il mondo non ha finito di “cadere” nella sua scomparsa, che è scomparsa dell’individuo di presenza e ascolto. Al suo posto si “presenta” un ente impersonale, “virtualizzato” dalla sua necessità di consumo. Dalla “consumazione” dell’uomo all’uomo del consumo, in campo è una potenza distruttrice che fa dell’astrazione una nuova forma di violenza, che agisce sempre in funzione della scomparsa.
Revocare lo “smisurato” in un nuovo “firmamento”, cioè in qualcosa di saldo che possa ricreare nuove costellazioni di contatto.
Una camera, una stanza ospitale dove si raccolgono i forestieri, gli infermi che sentono la necessità di scambiarsi un racconto di esperienze prima della “vera” scomparsa. In questo luogo – il nostro luogo – il forestiero è il solo individuo “ospitabile”, nonostante i rischi che l’ospite si trasformi per esigenza vitale in mostro esiziale. Nella sua alterità lo straniero “mostra” la sua decisiva particolarità, scuote il livellamento della scomparsa con una “riconoscibilità” straniante.