
Jasper Johns, 0 through 9 (1961). Fonte: Tate
di Gianluca D’Andrea
«Il consumo non è in relazione né con il passato né con il futuro, giacché il consumatore non è né un pianificatore orientato al futuro né un nostalgico che rimpiange il passato».
(Günther Anders, Dopo Holocaust, 1979, 2014, p. 31)
Forse perché il tempo è stato inghiottito dal capitale? Consumo che brucia in un ciclo ripetitivo. Il ricordo è scomparso nell’azione compulsiva, in questo senso il capitalismo è antimillenario e consentito solo in un contesto democratico. Ma non è la dimensione democratica, è più il decisionismo liberista che rimodula l’individuo e che permette alla memoria di ricondursi costantemente al prossimo acquisto, al brivido della “consumazione”.
Se il ricordo non è più lineare, non può neanche seguire la ripetitività del ciclo del consumo. Occorre che si dirami attraverso salti emotivi e s’incanali in un racconto non-lineare. Come in una nuova “numerologia” che parta dagli stessi rapporti numerici per elaborare la cifra di una ripersonalizzazione:
«Come se l’orrore non avesse investito delle persone, come se la realtà stesse nella somma, non nell’addizione delle unità; nella cifra, non nei singoli computati».
(Günther Anders, Ibid., p. 33)
I ricordi del singolo nella sua non linearità possono realmente ripersonalizzare il mondo? possono difendere la parallela “nullità” di soggetto e mondo?
Difendi questa luce, se sei un nulla
come tutti. Difendi questo nulla
che non smette di essere.
(Massimo Gezzi, Il numero dei vivi, 2015, pp. 13-14, vv. 24-26)