LETTURE di Gianluca D’Andrea (11): L’OMBRA DELLA RELAZIONE

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Kumi Yamashita, Building Blocks (1997) © (Fonte: Kumi Yamashita)

di Gianluca D’Andrea

Lo spargimento – la “disseminazione” secondo Derrida – del senso è l’unica possibilità per non cercare appiglio in un senso ulteriore. L’ombra del senso permette di definire l’impatto della luce, attenuandone l’illuminazione.

«L’ombra delinea la luce, che non ha forma propria» dice Nancy, l’ombra rende pregnanti e necessarie le sfumature, si arrende almeno per un po’ alla tenebra, fino a risalire a una nuova illuminazione. Tutto è nello spazio del poco, non sembra indispensabile ripeterlo, basta ricordarlo per raggiungere la resa al movimento. Senza stanchezza, o noia, non ci sarebbe l’entusiasmo di un risveglio, relativo, relazionale, non assoluto:

“Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra
son giunto, lasso!”

e

“l’amor ch’io porto pur a la sua ombra”

(Dante, Rime per la donna Pietra, CI)

L’ombra è dunque l’attivazione della relazione concreta, carnale, “pietrosa”. Niente di etereo, astratto, “assoluto” appunto, ma la concatenazione dei gesti, dei sensi, ancora secondo Nancy il contatto, il tatto intimo della nostra sensualità, le sue molteplici sfumature ombrose, che ci illuminano nella prossimità di una luce che proviene dalla (e previene la) distanza:

a – Ma io non sono nulla
nulla più che il tuo fragile annuire.
Chiuso in te vivrò come la goccia
che brilla nella rosa e si disperde
prima che l’ombra dei giardini sfiori,
troppo lunga, la terra.

(A. Zanzotto, da IX Ecloghe, Ecloga I)

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