
Foglie d’acero (Fonte: Animeclick.it)
di Gianluca D’Andrea
«La memoria è il dono del ritorno all’identico, o dell’identico. Il suo vero campo d’azione non è il passato – è il ri-presente. Ecco perché essa viene dal “passato”, e non lo riporta mai indietro».
P. Valéry
Per questo la sensazione e i ricordi si mescolano e possono spingere a rinnovarsi nell’immaginazione.
Leggo “acero”, vedo foglie rosse e gialle di una foto mai scattata, una cartolina e un sapore plastificato, asettico. Poi ricordo un piccolo acero nel parco vicino casa e vedo il “rosso” oscurato del vero, nonostante volessi l’accensione “artefatta” vista in foto. Nostalgia di una finzione, è un modo che non raggiungerà mai la sua poesia – finzione di una nostalgia.
Acero, vento, sta per raggiungermi qualcosa che conosco da quaranta primavere: il mio quarantunesimo autunno. Allora è plausibile parlare ancora di nostalgia? o è solo la ripetizione che si ripresenta e che riconosco? come un’abitudine riconfermata dalla capacità – necessità – di risvegliarmi diversamente uguale da una scomparsa. Dalla mia scomparsa alla fine di un’altra estate. La finzione di ritrovarmi congelato in uno scenario che si lascia attraversare, che mi lascia attraversare.
Forse è bene ribadire quanto sia inevitabile – eppure si dimentica, ecco la giustizia – lasciarsi perdere. Non sentirsi?
Acero, autunno, non sento
Non è autunno, ma già i raggi s’inclinano
ad altre dimensioni del mio sentirti.
Un’emorragia esterna ributta il colore,
quel particolare colore che mi attiva
ma non ha senso mi realizzi.
Per non sentirmi, quale peso,
provo a sentirti e dico amore –
con quale trasporto? – perché sentire
te, foglia d’acero in foto, è più genuino
di vedere nel parco l’alberello?
Tra la foto e il reale un tassello
che cuce il risveglio da questo sogno estivo
e dirime il gioco del vero.
Infatti arriva un vento che sembra
scherzare con la pelle e i capelli
e già mi trasporta ai giorni dopo,
dopo adesso che sento l’autunno
che si approssima, lo stesso.
a una foglia d’acero e ad Anna