
M&M’s®
di Gianluca D’Andrea
Il caso: La bellezza di stare da soli – LA FABBRICA DI CIOCCOLATO
Il caso che bimbi lavorino per i capricci di altri bimbi, tutti inconsapevoli covano odio per il diverso. Il caso che qualcuno decida non a caso di sostenere un mercato alimentare apparentemente superfluo eppure, per caso, necessario per il mercato globale. Il caso che non conosciamo il luogo in cui ci troviamo e cosa lo sostenga, per caso la verità emerge e scompare tra documenti, cavilli, scartoffie. Per caso il dolore appare ma dura poco, per caso eccoti il cioccolatino che te lo fa passare.
LA FABBRICA DI CIOCCOLATO
Le sette fabbricucce sorelline
si prendono cura della golosità
dei nostri figli. Ringrazierò
ogni notte – nelle mie preghiere
c’è spazio solo per loro – le palline
e le faccine colorate che
ricoprono arachidi e cacao,
barrette di leoni accattivanti,
colate di caramello e cioccolato nella gola.
Tra i sette “nomi” capitali
«con sette gole caninamente latra»
la gola stessa, sui nostri bambini
ben nutriti – guai non fosse così!
Come un fiume di melassa, il cioccolato
scorre su un pianeta diviso
in due pianeti.
Da una parte Marte, dall’altra
Costa d’Avorio, foreste pluviali
e savane percorse in moto
da trafficanti sorridenti: persone
che rapiscono persone per persone
che offrono ai figli di altre persone
il lavoro di persone rapite
e intanto altre persone ancora arricchiscono
da generazioni intere famiglie
delle stesse persone. Sette maschere
ingarbugliano la matassa dell’identità
«palida ne la faccia, e tanto scema
che da l’ossa la pelle s’informava»
e che scompare sotto sferzate
che ne dilaniano i connotati.
Chi sono i figli di questi figli
sventurati nascosti e poi accesi
dagli schermi? Di schiavitù
in schiavitù un bel cammino numerico,
perché sette è il numero perfetto di ogni cosa,
la precisione della conoscenza e della violenza.
Gianluca D’Andrea
NOTA
Il 16 febbraio 2016 sul sito d’informazione cattolica “Aleteia”, appare la notizia che sette tra le più influenti multinazionali del cioccolato sfruttano il lavoro minorile per la raccolta del cacao nelle piantagioni della Costa d’Avorio. La risposta del “Gruppo Nestlé Italia”, sotto forma di commento al post di riferimento, rimette in discussione la totale veridicità dell’articolo. Comunque stiano veramente le cose, la schiavitù minorile esiste ed è questo che il testo intende ribadire, ma non solo.
Il verso 11 richiama, deformandolo, il v. 14 del Canto VI dell’Inferno, così come i versi 28-29 riportano, stavolta invariati ma decontestualizzati, i vv. 23-24 di Purgatorio, XXIII.
Nel testo si gioca col nome “Mars” – Marte, la divinità ma soprattutto il pianeta e nome di una delle multinazionali del cioccolato dei cui prodotti si parla in alcuni punti del componimento.