
Derek Walcott
di Gianluca D’Andrea
Derek Walcott: una poesia da Mappa del Nuovo Mondo (1992)
Missing the Sea
Something removed roars in the ears of this house,
Hangs its drapes windless, stuns mirrors
Till reflections lack substance.
Some sound like the gnashing of windmills ground
To a dead halt;
A deafening absence, a blow.
It hoops this valley, weighs this mountain,
Estranges gesture, pushes this pencil
Through a thick nothing now,
Freights cupboards with silence, folds sour laundry
Like the clothes of the dead left exactly
As the dead behaved by the beloved,
Incredulous, expecting occupancy.
*
Nostalgia del mare
Qualcosa di rimosso rimbomba nelle orecchie a questa casa,
Fa pendere le tende senza vento, tramortisce gli specchi
Finché i riflessi perdono sostanza.
Un certo suono pari al digrignare di mulini a vento
Si è fermato di colpo;
Un’assenza assordante, una mazzata.
Accerchia questa valle, pesa su questo monte,
Estrania il gesto, spinge questo lapis
Attraverso un fitto nulla, ora,
Carica di silenzio le dispense, piega il bucato acido
Come i panni dei morti, lasciati esattamente
Dai congiunti come usavano i morti,
Increduli, aspettando occupazione.
(Traduzione di Gilberto Forti)
Postilla:
Piano si fa luce la scomparsa di un mondo. Dissolvenza della dimora nell’ombra e nei riflessi, il rispecchiamento stesso “manca” il suo focus, la percezione di un orientamento in una visuale non più accogliente («lack substance»). Il rimosso si materializza in un suono disturbante eppure volatile, transeunte – «Some sound like the gnashing of windmills ground / To a dead halt» – fino all’arresto, esiziale. Perciò a risuonare è l’assenza, la perdita della parola deraglia nella perdita di senso, nella stasi del momento luttuoso in cui chi resta non può che constatare la scomparsa, senza capacità di elaborarne il lutto. La morte congela l’azione e il linguaggio – senza scelta – «Come i panni dei morti, lasciati esattamente / Dai congiunti come usavano i morti», conduce a un’ulteriore attesa, al mondo svuotato cui il soggetto percipiente non può rispondere perché invaso. Eppure “l’altro mondo” è nell’ombra del vecchio, nel suo rovesciamento e nella disillusione che “aspetta” di essere “occupata”.