
Luigi Socci (Foto di Dino Ignani)
di Gianluca D’Andrea
Poeti italiani (10) – Spazio inediti: Luigi Socci
Ci sono certi bui
che non ricordi gli occhi
se sono o no aperti:
bui cosiddetti pesti
tra i cui contorni incerti
vedi o credi di farlo,
ignaro se quel nero sia il primario
colore delle tenebre
o il retro delle palpebre.

Un monocromo nero di Gao Xingjian ©
Il ritmo in poesia costruisce la forma. E questa, che Socci presenta per Carteggi Letterari, ha un aggancio “popolaresco” evidente. Tra lo strambotto e il madrigale (confine quasi indecifrabile tra i due modelli tradizionali), come la quasi-rima baciata (più che altro una simil-assonanza atona, per restare nel clima umile suggerito dal testo) nel finale parrebbe suggerire, il componimento inscena la “burla” della relazione percettiva. Questa prima persona che, per un attimo (primi tre settenari), si auto-rivolge la parola, ne è sintomo. Autoreferenzialità che viene scavalcata dal suono buffo di rime e assonanze “aperte”, dal gioco dello scambio non serioso, sempre di matrice popolare. La suggestione fonica confonde le idee, la referenza si sfalda e da percezione si fa credenza, cioè illusione: «vedi o credi di farlo». L’ignoranza – o impossibilità percettiva del reale -, pur sembrando cialtronesca noncuranza, è fantasma del limite, oscura la dimensione scherzosa del testo (l’unico endecasillabo della serie ha il compito di esplicitare il dramma del “disaccordo” col contesto: «ignaro se quel nero sia il primario»), per aggiungere all’atmosfera scanzonata, quindi, solo in apparenza, una pennellata tragica: cos’è che realmente percepiamo? l’altro o una parte nascosta di noi stessi. In tal caso, il rovescio della referenza sarebbe il semplice ripetersi di un riflesso, un abisso di senso che solo il gioco ci può restituire in azione, senza scopo, se non quello performativo, ancora una volta, che ricrea la forma.
(Novembre 2015)
Luigi Socci è nato ad Ancona, dove vive, nel 1966. Ha scritto un centinaio di poesie circa. Alcune si possono leggere, volendolo, nella plaquette Freddo da palco (d’if, 2009) e nelle antologie VIII Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2004) e Samiszdat (Castelvecchi, 2005), ma anche in rete, in riviste o dove si preferisca. Alcune sono state tradotte in russo, spagnolo, inglese e serbocroato. Altre no. È direttore artistico, ad Ancona, del festival di poesia “La Punta della Lingua”. Nel 2013 ha pubblicato Il rovescio del dolore (Italic Pequod).
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