
Francesco Iannone (foto di Gerardo Grimaldi)
di Gianluca D’Andrea
Spazio Inediti (16): Francesco Iannone
Qualcosa si adagia sul fondo
sul piano di tutte le tristezze
qualcosa di umano dorme
nella casa delle mani dove il bene
si impasta con la fatica delle nocche.
Il primo figlio scalcia.
Il secondo figlio dubita.
Il terzo si appoggia
agli uominialberi che a guardarli è una vittoria.
Tu resta col morso sul dorso
della corteccia nel lavorio dei
tronchi che sventrano la terra
perché domani il calco del buio deflagrerà
in superficie e il corpo rinchiuso nel suo
sigillo brillerà come a volte brillano le stelle.

Giuseppe Penone, Sculture di linfa (2007)
Il tragitto è un’ascesa. Mi chiedo dove nasca questa fede, questa speranza, e arrivo al conteggio dei figli, immagino la pazienza dell’accudimento e la curiosità nei gesti che ripetendosi si riattivano. L’assiduità, ribadita dalla scansione anaforica di quei versi centrali, è forse un segreto? certo è un’azione cieca che emerge fingendo la sua presenza. Chi sono gli “uominialberi”, questi esseri neo-genetici, un po’ troppo sospinti a una naturalità desiderata, al miraggio di una commistione vegetale, a strettissimo contatto con una nuova origine. Certo la simbologia sembra abusata, e un po’ ingenua, e la movenza dell’ultima strofa non fa che confermarlo, cantilenante, come una nenia, una ninnananna. La caduta nel buio si risolverà in un risveglio “brillante”, l’attaccamento alle radici, nel sacrificio, sarà il dono che ci congiungerà alle stelle? Il rimbalzo liquido (le consonanti liquide della terza strofa sono un segnale) deriva da una frana, il salto di un corpo misterioso, “rinchiuso nel suo sigillo”, non ancora avvistabile, che dal “calco del buio” (la copia del senso, la scrittura?) esploderà verso un nuovo significato, eppure sempre uguale nella transitorietà della sorpresa, la solita: il brillio distante di qualcosa a stento percepibile e solo in alcuni momenti, come le stelle o i figli. In una parola, l’alterità.
(Ottobre 2015)
Francesco Iannone è nato a Salerno il 22 luglio 1985, dove vive. Suoi testi suono apparsi su numerose riviste (La clessidra, Semicerchio, Clandestino) e inclusi nelle antologie Al di là del labirinto (L’arca felice, 2010), Raccolta di poesie 2011 (Subway-Letteratura, 2011), La generazione entrante (Ladolfi, 2011, a cura di Matteo Fantuzzi). Poesie della fame e della sete (Ladolfi, 2011, è il suo primo libro.