Le narrazioni (a cura di Daniele Greco) – “Un ritratto di Frank Bascombe ”

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Richard Ford

di Daniele Greco

Un ritratto di Frank Bascombe
Il protagonista della nota serie dei romanzi di Richard Ford

Immaginate un aspirante scrittore diventato, suo malgrado, cronista sportivo; un uomo sposato e con tre figli, che si separa dalla moglie dopo la morte del primogenito, Ralph. Trasformatelo in colui che decide di acquistare la casa della ex, diventando accidentalmente un agente immobiliare della costa del New Jersey (almeno finché un uragano non spazzerà via gran parte di quei luoghi). Avrete un individuo all’apparenza privo di alcuna particolarità: ordinario, normale, con una vita che procede all’insegna di una parziale rassegnazione. Un nostro simile, quindi, la cui esistenza dominata dal caso ha preso una direzione imprevedibile. Rendete un simile tipo umano il personaggio principale di quattro romanzi straordinari e otterrete il Frank Bascombe di Sportswriter (1992), Il giorno dell’indipendenza (1996), Lo stato delle cose (2006) e Tutto potrebbe andare molto peggio (2015), pubblicati da Feltrinelli.
Dopo Sportswriter, in cui Bascombe racconta come abbia abbandonato le proprie velleità letterarie per ripiegare su una carriera da giornalista sportivo, Il giorno dell’indipendenza (da adesso, GDI) conduce in una fase della vita che egli chiama il Periodo di Esistenza:
«La parte che viene dopo la grande lotta che ha portato alla grande esplosione, il tempo della vita in cui qualunque cosa ci influenzerà “in seguito”, ci influenza realmente, un periodo in cui avanziamo più o meno autonomi e felici, anche se possiamo scegliere di non parlarne o di non ricordarlo in seguito» (GDI, p. 105).
Le vicende che occupano i giorni precedenti l’indipendence day 1988, mostrano come Bascombe voglia ridefinire i rapporti coi propri figli, con la compagna Sally, con la ex moglie, col suo nuovo mestiere di agente immobiliare e con il lutto, sempre presente, del figlio Ralph. Qualcosa però non va, perché la sua buona fede, frammista a una eccessiva indolenza, lo portano a vivere delle avventure drammatiche che lasciano irrisolti i nodi cruciali della sua vita. Anzi, come nel caso del ferimento del figlio Paul, lo mettono sotto una cattiva luce proprio davanti alla ex moglie: un episodio decisivo che sancisce l’inettitudine di Frank e lo porta dal Periodo di Esistenza al Periodo di Permanenza.
La scrittura di Ford è piana, asciutta, intrisa di un realismo che offre uno sguardo lucido e profondo, ma anche disperato, e si realizza per mezzo di numerosi anticlimax, che trasformano un sassolino in una frana ed esemplificano i fallimenti e le sconfitte dei suoi personaggi. Quello che preme a Ford non è rimettere in ordine le tessere di queste vite mancate, ma mostrare in modo quanto più autentico possibile la cecità cognitiva del personaggio Bascombe che, nel vagolare tra le gesta passate e presenti, si avvede delle sue manchevolezze solo dopo che gli eventi lo hanno sommerso.
Ne Lo stato delle cose (SDC) è il 2002. Bascombe è ormai consapevole di dare di sé l’immagine cristallizzata di qualcuno la cui vita non ha più niente da dire e in cui domina un atteggiamento da sconfitto (Periodo di Permanenza). Egli ha una nuova compagna (Sally), è stato operato per un tumore alla prostata, si occupa di volontariato e ha scelto di rinunciare a cercare nel passato la propria innocenza perduta.
«A volte pensiamo che per poter andare avanti nella vita dobbiamo prima sistemare tutto il passato (…). Ma non è vero. Non arriveremo mai da nessuna parte, se fosse così» (SDC, p. 121).
Anche in questo caso, però, le ore che precedono il giorno del Ringraziamento, trasformano l’ordinarietà della vita di Bascombe in una tempesta emotiva.
L’incontro con l’ex moglie (Ann) non è senza conseguenze, così come non lo è la notizia che Sally ha ritrovato il suo primo marito – lo credeva disperso – il quale va a vivere per qualche tempo sotto il tetto di Bascombe.
Il colpo finale, però, arriva nelle pagine forse più belle dell’intera tetralogia di Ford, quando Bascombe, ubriaco ai tavoli di un bar, legge un opuscolo per agenti immobiliari in cui si celebrava il collega Chick Frantal (che aveva superato la morte del figlio ed era tornato a vendere ancora più immobili di prima). Questo episodio porta Frank a pensare al proprio figlio Ralph in un modo nuovo, rimettendo in discussione ogni cosa di sé.
«Tutti questi anni e strategie impegnati ad adattarmi, ad affrontare il mondo, a conviverci, a patteggiare con lui per poterci star bene – la mia svagatezza dopo il divorzio, il lungo periodo iniziale della mezza età, la nostalgia, il mio essere un variabilista, lo stesso Periodo Permanente –, adesso non mi sembrano più forme di accettazione, come credevo prima, ma forme di timorosa non accettazione, le mie maschere del riso e del pianto che indosso per negare il fatto che, come il povero Chick Frantal, anche mio figlio non ci sarà mai più in questa vita che tutti noi arriviamo a conoscere fin troppo bene» (SDC, pp. 399-400).
L’autoinganno di Bascombe era stato guardare erroneamente alla morte del figlio come al filo rosso tra i pezzi della sua vita, e non piuttosto al filo da spezzare per superare il lutto e accettarsi per quello che era sempre stato:
«Un venditore di case usate e un reietto, niente di più. È sconvolgente osservare quanto viviamo vicini a certe sgradevoli intuizioni su noi stessi, e pure quanto la nostra continua ignoranza della realtà renda possibile tanta parte della vita” (SDC, p. 448).
Superata la tempesta emotiva, l’ultimo Bascombe di Tutto potrebbe andare molto peggio, si trova davanti alle conseguenze di una tempesta reale: l’uragano Sandy che nel 2012 ha distrutto molte località della costa del New Jersey.
Ford scrive quattro episodi in cui Bascombe si ritrova davanti il collega di un tempo, che lo porta a vedere le case distrutte dall’uragano; una donna che un tempo abitava nella casa in cui adesso vive Frank; Ann, l’ex moglie, che si è ammalata di Parkinson; infine, un vecchio amico che, prossimo a morire, contatta Frank solo per togliersi dalla coscienza il rimorso di non avergli mai detto di essere andato a letto con Ann. Tutti episodi che un tempo avrebbero minato le fondamenta della vita di Bascombe, ma che ora sembrano finalmente ridimensionati.
Senza sminuire l’ultimo volume che contiene delle pagine molto dense, si ritiene che la clausola migliore per il congedo da Bascombe sia da ricercare nel finale de Lo stato delle cose, che consegna l’eroe di Ford alla grande letteratura contemporanea.
Sono le ultime pagine, quelle in cui l’autore tramite il suo alter ego pronuncia la più cristallina dichiarazione di poetica per un uomo che ha attraversato un’esistenza ricchissima di accadimenti e, lungi, dal sentirsi un fallito, forse verrà ricordato proprio per averci fatto dono di uno dei più autentici e umani modi di stare al mondo:
«Ancora una volta mi sono sentito attirato fuori, con i pantaloni arrotolati ai ginocchi e una vecchia felpa verde, scalzo, fino a dove la sabbia zuppa e brillante mi risucchiava la pianta morbida dei piedi e l’acqua spumosa correva a cingermi le caviglie in una stretta. E ho pensato fra me e me, lì in piedi: questa è la necessità. Questa è la battuta in più: vivere, vivere, vivere fino in fondo» (SDC p. 548).

Ford Book

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