
Torino, Via Stelvio (fonte: La Repubblica di Torino)
Pubblichiamo alcuni testi dal primo libro di Riccardo Frolloni (Macerata, 1993).
Languide istantanee polaroid (Affinità elettive, Ancona, 2015), il cui titolo ci aveva lasciati piuttosto perplessi, è un testo composto da brevi frammenti. Fragili, molli, al limite della capacità di dire, non so se per timidezza o per volontà di ridurre il testo all’essenza. Perché sembra svilupparsi proprio questa necessità di dire poco di una realtà in esubero, come se una volontà estranea, aerea, scivolasse nella nominazione, per volere del tutto solo quello che conta: Storia, si arrischia, al posto di storia – che sia un sintomo?
Gianluca D’Andrea
Testi
Io sono la città
sono le case
e i fornelli accesi
sono gli avi
nei secoli dei secoli
sono tutte le mani
di chi mi ha toccato
mia madre: mio padre
sono il sangue dei miei figli
e dei figli dei miei figli
che ancora non sono.
Tutto ciò
io sono
che sembra un destino
accettare la Storia
per intero.
*
È l’inizio ancora dall’inizio,
importa solo il primo
e l’ultimo battito
È la strada che ritorna
sempre uguale a sé stessa
e mai uguale
Che porta dove non si porta:
nel ritorno che vive d’assenza,
nell’assenza che vive senza di te.
*
Qualcosa sta morendo.
Qualcosa
che non trovo il nome,
che porta con sé tutto un silenzio
che senti il silenzio
che pulsa che batte
nelle orecchie
e nelle orecchie ancora.
Qualcosa
muore col suo rumore
ed assomiglia a qualcosa
ma non trovo il nome
non trovo
casa mia
la strada
la sera.
*
La zona pedonale uccide
se non stringi una mano.
Cammino veloce
per scaldare i piedi
per raggiungere posti
i più deserti binari
dove i treni son già partiti
coi bagagli di chi sta fermo.
*
Il tempo è una luce nella testa
che sfonda le finestre dei ricordi
e lascia geometrie
di figure in controluce
cui consuma anche la voce.
Ascolta queste bocche
cui avanza solo il movimento
in un continuo soffocarsi
di voler dure tutto
e tutto il bene
che vorresti sentire ancora,
ma non dice niente
e poi niente
ed è silenzio due volte.
*
Non aprire la porta
che entra il tempo.
Restiamo in fuga
stesi a letto
restiamo sotto
che è più caldo.
Non ha senso
cercare un senso
se a quest’ora
non esiste ora.

Riccardo Frolloni
Riccardo Frolloni è nato nel 1993 a Macerata. Nel 2010 vince il concorso di poesia “Voci Nostre – Città di Ancona”; nel 2012 compaiono alcune sue poesie nell’antologia Viaggi in Versi diretta da Elio Pecora per “Pagine”. Dal 2014 collabora con la rivista romana “Tafter” e con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna, dove studia attualmente Lettere Moderne.