UNDERCORNER – Rubrica per giovani lettori ("Gli sdraiati" di Michele Serra)

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UNDERCORNER – Rubrica per giovani lettori (Gli sdraiati – di Michele Serra)

Siamo davvero tanto maturi da avere il coraggio di scoprire come appariamo agli occhi di chi ha vissuto più a lungo di noi?
Rimaniamo immobili a scrutarli, interloquiamo, a volte tentiamo di immaginarli nel fiore della loro giovinezza. Ma davvero ci curiamo di quello che pensano di noi?
Loro sono “I parenti”, coloro che hanno l’obbligo di amarci, nonostante il pessimo trattamento che riserviamo loro. Quelli che, secondo la nostra concezione, non possono né mai potranno ripudiarci.
Eppure, nonostante il menefreghismo e l’ostilità che riusciamo a riservargli, vogliamo loro bene.
Come il figlio di Michele Serra vuole bene a lui, nonostante preferisca chiudersi in una buia stanza ascoltando musica chiassosa piuttosto che ammirare la decadenza testimoniata dal mare in tempesta in compagnia del padre.
Ne Gli sdraiati, l’autore esordisce con la descrizione della vita di un adolescente, come solo un padre può fare.
Mi riconosco nei tanto odiati comportamenti descritti?
Sì. Siamo pigri, schiavi della tecnologia e apparentemente asettici di fronte a qualsiasi elemento che non emetta una luce artificiale.
Almeno quando gli occhi dei nostri genitori sono vigili.
Perché? Per cercare di dissociarci dalla catena familiare, di trovare la nostra identità senza farci influenzare da quella dei nostri avi, pronti a contaminare l’unicità che cerchiamo. Per dimostrare che non siamo la copia di chi ci ha preceduto.
Ciò che i genitori sono lungi dal capire e che nel processo di crescita dei figli vi è un punto oltre il quale il loro intervento risulta eccessivo.
Non hanno più il potere di interferire con la vita della loro progenie e devono considerare che ogni divieto da loro pronunciato verrà preso come qualcosa da fare almeno una volta se si vuole vivere a pieno il proprio tempo.
Eppure Michele Serra non parla degli adolescenti, ma dei padri: le loro insicurezze, i loro complessi di inferiorità, l’amara ironia con cui cercano di dimostrare di non essere i classici genitori “rompicoglioni”.
Ma come far comprendere al proprio figlio che lo si vuole educare non per dispetto o narcisismo, ma per amore?
Si cerca di rendere ironici i rimproveri, magari provando a sembrare giovani, nonostante le rughe che segnano il volto dicano il contrario. E’ forse meglio diventare aguzzi pezzi di ghiaccio pronti a procurare profonde ferite alla loro vittima ogni volta che questa commette anche il più piccolo errore?
Preferisco il primo esempio. Perché, anche se può sembrare assurdo, noi figli comprendiamo gli sforzi dei nostri genitori, la loro voglia di insegnarci, la buffa e romantica ostinazione del voler andare in gita in montagna insieme.
Lo stile di Serra può non piacere a tutti, è diretto e personale, la lettura può anche risultare difficile, soprattutto per chi preferisce dedicarsi ai libri di narrativa.
Nonostante ciò, sono riuscita a comprendere il pensiero dell’autore, dandogli il volto di mio padre e notando più di un’affinità con quello descritto da Serra.
Questa critica, velata dai frammenti di un’ipotetica battaglia tra generazioni, il cui esito non fa altro che confermare la simpatia di Serra nei confronti della fazione nemica, i figli, è spietata quanto dolce.
E il messaggio che rivolge al figlio e non solo a lui, non è altro che questo: vivi.
“A modo tuo, ma vivi. Lascia che io invecchi”.

Charlotte Westenra


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Michele Serra

Michele Serra (Roma, 10 luglio 1954) è un giornalista, scrittore, autore televisivo, e umorista italiano. Trasferitosi da Roma a Milano nel 1959, consegue la maturità classica al liceo Manzoni e, interrompendo gli studi al terzo anno di Lettere Moderne, inizia nel 1975 a lavorare per l’Unità (il giornale all’epoca organo del Partito Comunista Italiano) come semplice dimafonista (tecnico del giornale addetto alla trascrizione del pezzo che i collaboratori esterni hanno registrato al centralino) prima, e poi come redattore ed inviato sportivo. Solo più in avanti si occuperà anche di spettacoli. Michele Serra è ateo.
Al giornale raccoglie l’eredità del celebre corsivista Mario Melloni, alias Fortebraccio, e sciorina commenti corrosivi e cronache tra le più disparate: il suo repertorio spazia dalle recensioni discografiche (ad esempio Nada), alle rubriche sportive (La telefonata del martedì), agli appunti di viaggio, come nel libro Tutti al mare, un celebre giro dell’Italia costiera sulla Panda.
Si iscrive al PCI nel 1974, nel 1991 aderisce al PDS, ma ne esce deluso quasi subito, pur rimanendo fortemente legato alle ragioni della sinistra incarnate un tempo dal PCI.
Nel 1986 comincia a dedicarsi alla satira, collaborando con l’inserto satirico de l’Unità Tango, diretto da Sergio Staino. Per questa sua attività vincerà quello stesso anno il Premio Satira Politica Forte dei Marmi per la sezione “Giornalismo”.
Nel 1987 inizia a collaborare anche col settimanale della Arnoldo Mondadori Editore Epoca, ma rassegna per protesta le dimissioni quando, nel 1990, la proprietà passa a Silvio Berlusconi dopo la “Guerra di Segrate”.
Nel 1988 Tango chiude e il direttore de l’Unità Massimo D’Alema incarica Serra di dirigere un nuovo inserto satirico. Nasce così nel gennaio 1989 Cuore, che dal 1991 diventerà settimanale a sé stante. Negli stessi anni scrive i testi delle apparizioni TV e degli spettacoli di Beppe Grillo.
Viene candidato dal PCI alle elezioni europee del 1989, ma non viene eletto. Sempre nel 1989 esce il suo primo libro di racconti, Il nuovo che avanza.
Il 26 luglio del 1990 si iscrive al Partito Radicale, agli Antiproibizionisti e ai Verdi Arcobaleno, in violazione dello statuto del PCI che non permette ai propri iscritti di aderire ad altri partiti. Ma Serra lo fa come provocazione davanti a Piero Fassino per chiedere che la sinistra possa diventare “unita e antagonista”.
Nel 1990 scrive con Beppe Grillo il recital Buone notizie, debutto teatrale del comico genovese, che sarà diretto da Giorgio Gaber.
Il 7 maggio 1992 viene nominato direttore de l’Unità Walter Veltroni. Serra è contrario e annuncia battaglia, ma il 13 maggio è già pace tra i due grazie alla proposta di Veltroni di dare uno spazio quotidiano a Serra in prima pagina per i suoi corsivi. Un mese dopo (il 7 giugno) infatti nasce la rubrica Che tempo fa, condivisa con le vignette di ellekappa.
Qualche mese dopo, Serra è ospite applaudito del tradizionale meeting di Comunione e Liberazione, applausi che Serra ricambierà l’anno dopo sottoscrivendo un abbonamento al settimanale ciellino Il Sabato.
Nel 1993 partecipa al cast del programma TV Cielito lindo, varietà della seconda serata di Raitre, curato, tra gli altri, da Sergio Staino. Nel programma Serra ha una rubrica da casa dove se la prende con la pubblicità.
Nel giugno 1994 lascia la direzione di Cuore (pur restandone “garante”) a Claudio Sabelli Fioretti perché vuole dedicarsi di più alla scrittura, ma al contempo non lascia il suo spazio fisso su l’Unità.
Dal 13 novembre 1996 inizia a collaborare con la Repubblica, dove oggi, oltre a essere commentatore ed editorialista, cura una rubrica fissa, L’amaca, dove descrive con garbata ironia vizi e costumi della politica e della società italiana. Per lo stesso gruppo editoriale, collabora anche a L’espresso, sul quale cura la rubrica Satira preventiva.
Nel settembre 1997 esce, dopo tre anni di lavoro, il suo primo romanzo, Il ragazzo mucca, e due mesi dopo debutta a teatro lo spettacolo Giù al Nord, scritto per Antonio Albanese, con lo stesso ed Enzo Santin. Nel 1998 aderisce all’associazione Liberamente, presieduta da Gloria Buffo e vicina ai DS, e con questa si schiera per l’abrogazione dell’ergastolo.
Nel 1999 è autore con altri del programma TV C’era un ragazzo, condotto da Gianni Morandi in prima serata su Rai 1. Nello stesso anno scrive un adattamento de Il suicida di Nikolaj Erdman per Luca De Filippo.
Il 28 luglio 2000 chiude l’Unità e Serra reagisce infuriato dalle colonne de la Repubblica, scrivendo:
« […] la morte dell’Unità rischierebbe di passare agli archivi come il classico delitto perfetto. Non fosse che un assassino c’è, ed è la sinistra nel suo complesso, dal primo dirigente all’ultimo elettore, che ha progressivamente rinunciato, negli anni, a credere in un giornale che fu intensamente suo. E ha smesso di comprarlo»
(“Il delitto perfetto”, La Repubblica, 28 luglio 2000, pag. 1).
Il 1º novembre 2000 a Parma si tiene il concerto a più voci La tavola di Babele per sostenere la campagna FAO Cibo per tutti, e Serra figura fra gli autori.
Nel 2001 è autore con altri del programma TV 125 milioni di caz..te, condotto da Adriano Celentano su Rai 1. Il 24 novembre del 2001 si tiene la prima di Peter Uncino, rilettura del mito di Peter Pan scritta a quattro mani con Marco Tutino per Milva e David Riondino.
Nel 2002 vince il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante per il libro Cerimonie e il Premio Gradara Ludens.[5] Dal 2003 è autore con altri del programma di Raitre Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio.[6] È autore di numerosi libri, la gran parte dei quali raccoglie una selezione dei suoi contributi su quotidiani e periodici.
Nel 2012 è uno degli autori del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano dal titolo Quello che (non) ho, in onda su La7.
Nel 2013 esce il libro “Gli sdraiati”.

 

(Fonte: Wikipedia).

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