
Una scena dal film FOCUS – NIENTE È COME SEMBRA
di Francesco Torre
FOCUS – NIENTE È COME SEMBRA
Regia di Glenn Ficarra e John Requa. Con Will Smith (Nicky), Margot Robbie (Jess), Gerald McRaney (Ownes).
Usa 2015, 104’.
Distribuzione: Warner Bros.
Soldi, sesso, sport, scommesse, stile. Le cinque “S” dell’uomo contemporaneo medio, quello che si informa su “GQ”, che innalza statue a divinità pagane come Cristiano Ronaldo, che non perde mai il vizio dell’”apericena”. Identificare il target di riferimento di un film come Focus, tutto sommato, è gioco abbastanza semplice. Come pure svelare i capisaldi della sua strategia di marketing: un mondo di fantasia seducente fatto di luoghi reali ed eventi esclusivi e inaccessibili; una confezione patinata contraddistinta da luci calde, movimenti di macchina sinuosi e una colonna sonora che spazia indistintamente dall’indie pop all’R&B; la continua esibizione, soprattutto, di auto da sogno, vini pregiati, filari di orologi e pile di denaro contante. Non l’ennesima divagazione di genere sul mondo della truffa, quindi, quella realizzata da Ficarra e Requa, né tanto meno una commedia romantica come la sottotrama sentimentale potrebbe suggerire, quanto più propriamente un film sul lusso, controcampo sbiadito e sì, alquanto sfocato, di The Wolf of Wall Street, con cui non a caso condivide la presenza di Margot Robbie.
Più che un “lupo”, però, Will Smith/Nicky Spurgeon qui viene presentato come un marshmallow. Grande manipolatore, architetto delle truffe più audaci (quasi sempre a scapito di malcapitati innocenti cui sfila orologi e portafogli con grande destrezza), imprenditore del crimine giunto al giro di boa della carriera – e della vita – il protagonista compie l’errore di esibire ingenuamente le proprie zuccherose debolezze davanti ad un’affascinante apprendista ladra che da allieva si trasformerà ben presto in amante. Ciò che a questo punto sarebbe più prevedibile (il doppio gioco della ragazza), però, non si compie. A metà del film, Nicky ritrova l’integrità professionale per dire addio alla donna, salvo ritrovarsela tra i piedi (e gettarsi, pure, in maniera del tutto poco plausibile, ai suoi piedi) tre anni dopo, nel climax di una maxitruffa nell’ambiente della Formula Uno, rischiando immancabilmente di vanificarla.
Sottile quanto basta sulle motivazioni dei personaggi (non è mai veramente chiaro se Nicky e Jess si stiano solo usando reciprocamente), lo script procede con troppa sicurezza tra dialoghi presuntamente brillanti – figli del cliché secondo cui al cinema ogni truffatore deve necessariamente essere un maestro d’arguzia – e piccole e grandi azioni criminali le cui dinamiche rimangono perlopiù oscure, quando non basate su nozioni oggettivamente improbabili.
L’intesa tra i due protagonisti, soprattutto nella prima parte, potrebbe anche funzionare. Will Smith, però, qui impegnato nel tentativo di svestire i consueti panni dell’eroe freddo e duro allergico al bon ton per approcciare la maschera matura di un romantico avventuriero alla Bogart, lascia via via sprofondare disastrosamente il proprio personaggio verso un destino patetico.
Grazie a Dio, il susseguirsi di eventi sullo schermo lascia emergere quanto meno una squadra di interpreti e personaggi secondari di discreto effetto (su tutti BD Wong, giocatore d’azzardo entusiasta, e Gerald McRainey, ovvero il Raymond Tusk di House of Cards, scontrosa fonte di ilarità). Ma ciò a conti fatti non riesce a toglierci la convinzione che la più grande truffa perpetrata durante questi 104 minuti sia quella ai danni del pubblico.
La citazione: «Se ti fai mettere a fuoco, puoi prendere tutto ciò che vuoi».