Davide Castiglione – 6 poesie inedite

audiocassettaA caratterizzare questi inediti di Castiglione è un rinnovato senso della memoria. La parola è trattata con una sensibilità ritmica che il primo libro del poeta piemontese, Per ogni frazione (Campanotto, 2010), aveva già evidenziato, ma che adesso si fa direzione stilistica. L’andamento è ondulatorio, quasi cantilenante, eppure il tono è risoluto e ci accompagna con decisione a una ri-scoperta: l’io della poesia, con i grandi riferimenti lirici novecenteschi alle spalle (sui modelli di Castiglione ho già parlato in altra occasione, vedi qui), si apre a se stesso attraverso il ricordo e l’alterità (il sé giovane nient’altro è se non una ricostruzione dell’alterazione e la conservazione di un tragitto ancora possibile, come la bellissima poesia Festa di classe ci mostra: «ricordo le musicassette trasparenti come acqua di sorgente./ Sono serio, che ridete. Mentre/ l’entropia sgretola a partire da quella vernice».

Gianluca D’Andrea


Davide Castiglione – 6 poesie inedite

In te è vera la stretta che ripara i cuccioli
perché in quel mentre quasi la stessa
la sente che tortura dentro abitati
agli antipodi; e vero l’albero, nel bene, alla pari
con la fila di formiche su per il tronco. Dove stavi
il corso è di vasche, ma per te niente sfiatatoi,
niente: netta e risoluta e insensata
l’amica ti aveva presa e incurvata nel ventre. Di
peso, se torna ancora,
di necessità ancora
cadi indietro
nell’inerzia di un momento senza altalena,
in un tremore da retroscena forse pensi
eppure chi vuole bene e basta
ha una freschezza, poche aspettative.

*

Stava come un’attenta protesta, silenziosa e che fotografava
dei ritrovati su bancarelle nell’entroterra recente,
più avanti il porto, qui oggettistica offuscata;
o su dalle scale di un molo o dal cavalcavia come la ragazza delusa
in After Life, il film orientale
di chi censisce e soppesa devoto
il poco da tenere, la medietà in eccesso da scordare
di persone venute a mancare senza dramma – allo stesso modo
stava lì lei e dall’obbiettivo
se era di altri si tagliava via
con l’accortezza di quando il suo aveva incluso il resto,
cattedrali gotiche e sagome sotto gli ombrelli;
via, si tagliava via perché l’immateriale
più è vicino e più perdura negli altri, credeva.

*

Festa di classe

sospesa la musica
nel gioco delle sedie a cerchio il play
rilasciato come lo slancio del bambino di sempre,
di dove, del giardino con la molla verniciata di un giallo scuola
a ogni tornata elettorale. C’era questo sempre in fase di forse
nel gioco delle sedie a cerchio
le sedie erano troppo uguali
la vertigine prendeva dal basso ma restavo fermo come un radar
spazzavo via il tempo, altro che foglie,
del giardino del compagno
di una classe più su
ricordo le musicassette trasparenti come acqua di sorgente.
Sono serio, che ridete. Mentre
l’entropia sgretola a partire da quella vernice.

*

Visita turistica

Un santuario dimenticabile queste sale da gioco
dove cadono in disgrazia con ben poco rumore.
È questione di educazione se delle macchinette
visito i pulsanti luminosi un po’ volgari
su cui le impronte si affollano strato su strato
come la Troia di Schliemann, altrettanto sconfitte.
Non saluto nessuno entrando non so quale italiano usare.
È per educazione se chiedo del bagno e non del loro passato.

*

Un ferragosto

La lezione con Sagniek finisce alle quattro
esco e l’analisi di testo si dissolve
grazie al sole sul sobborgo e che altro,
luce sui residenti. Luce di cui ho dovuto dirti
per come perfezionava le pozzanghere
nelle buche trascurate e la madre in attesa
del tram davanti al Deli, ciuffo arancio e sigaretta
gettata contro il malva dominante dei mattoni
benevolo dopo la luce, cinque secondi fa.
Il mio è un ritorno brioso, da formicolio.
Il ventenne con sei birre sottobraccio è ricettivo
pure lui ai corpuscoli grondanti sulle paraboliche.

*

Transito

Ho lasciato: conferenza, un vuoto, un quarto
alle otto. C’è un che di nostrano in questo baretto
aperto all’attesa, e i binari:
due, soli, sovraesposti
a me che non so
che fare. Stazioncina, contea del Kent.
Stordimento esotico e paura calda,
non tardate. Parte della notte ho sognato una struttura.
Azzurra, probabilmente complessa,
ancorata
ma galleggiante, come se meditasse.
Il resto è stato tempo dormito secco dimentico
e diramato sul materasso
che ha segni d’usura, e va cambiato.
La mattina le barchette, mentre remote e senza garbo
le canoe, oceaniche. La conoscenza delle persone,
la conoscenza del tutto, cosa è più distante.
È stato comunque gentile l’uomo delle pulizie
a non chiedermi subito di andare.


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Davide Castiglione

Davide Castiglione (Alessandria, 1985). Nel 2010 si è laureato all’Università di Pavia (tesi: Sereni traduttore di Williams). Attualmente vive a Nottingham (UK), dove conduce un dottorato di ricerca in poesia contemporanea e stilistica. Suoi saggi accademici sono usciti su «Strumenti critici» e sul «Journal of Literary Semantics». Cura il sito personale http://www.castiglionedav.altervista.org, ha co-fondato il progetto collettivo di critica poetica www.inrealtalapoesia.com e recensisce regolarmente per vari siti. Per la poesia, ha vinto ai concorsi «I poeti laureandi» e «Subway» (2008) e pubblicato Per ogni frazione (Campanotto, 2010), segnalata al Premio Lorenzo Montano (2011).

 

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