Abbiamo il piacere e, lo sappiamo, la grande responsabilità di presentare ai lettori una piccola rubrica ideata da una giovane e appassionata lettrice. Le nuove generazioni leggono e lo fanno con una voracità impressionante. La curatrice (nonché autrice) di “Undercorner” è nata nel 2001 e preferisce utilizzare uno pseudonimo per firmare i suoi articoli-recensione. La responsabilità di tutti i contenuti presenti ricade unicamente sul sottoscritto.
Gianluca D’Andrea
UNDERCORNER – Rubrica per giovani lettori (1Q84 – di Haruki Murakami)
1Q84, accolto in Giappone come il capolavoro di Murakami, può essere definito come un Alice nel Paese delle Meraviglie rivisitato in chiave moderna, con l’aggiunta di un pizzico di violenza, di politica e di amore. Che questo libro sia o no il migliore della produzione di Murakami è irrilevante ma 1Q84 dà sicuramente una visione complessiva del modo in cui l’autore vede la vita. La storia è divisa in tre libri (Libro 1, Libro 2 e Libro 3) ed è narrata da due punti di vista: quello di Aomane, una donna che vendica su commissione altre donne vittime di violenza, servendosi solo di un rompighiaccio, e quello di Tengo, un ghost writer che si trova a riscrivere il romanzo di una bellissima diciassettenne chiamata Fukaeri. I capitoli alternano le due storie come si trattasse di una danza nella quale le due ballerine, avvicinandosi, sfiorandosi, ma non entrando mai in contatto, non toccandosi mai, appaiono impaurite dalle conseguenze imprevedibili che quell’unione avrebbe potuto provocare. Trovo azzeccatissima questa costruzione che mette le due storie sullo stesso piano temporale, permettendoci di capire quanto le realtà vissute da due persone legate in modo inesorabile possano essere diverse ed estranee. Un esempio di questa netta distinzione può essere il primo capitolo di ciascuno dei due punti di vista: Aomane è bloccata nel traffico della tangenziale, a bordo di un taxi, ascoltando la Sinfonietta di Leóš Janáček, Tengo invece parla con il suo editor, Komatsu, all’interno di un caffè. Due azioni apparentemente normali e prive di similitudini, che svolgeranno però un ruolo di perno per la trama di tutti i libri e per la storia che legherà i due. Sono una grande ammiratrice di Murakami da quando, quest’estate, ho preso in mano Tokyo Blues (Norwegian Wood). Ho pensato, mentre leggevo, di essermi imbattuta nell’equivalente letterario di Hayao Miyazaki, il maestro d’animazione giapponese autore di celebri anime come La principessa Mononoke, La città incantata o Il castello errante di Howl.
Anche se i temi sono spesso differenti, l’atmosfera che viene a crearsi attraverso le immagini o le parole è molto simile.
Il punto di forza di questo romanzo, oltre all’avvincente e a tratti inquietante intreccio, sono le espressioni che emergono costantemente all’interno di due trame parallele. Molte di esse le sento vicine, questo perché la maggior parte delle frasi dei libri di Murakami rispecchia concetti ben noti ai ragazzi, persino abusati perché, spesso, quelle stesse frasi accompagnano le foto sui social network, e manifestano, ad esempio, la velata sofferenza di un amore privo di contatto fisico o il senso di vuoto provocato dalla solitudine. Quello che però Murakami fa per non cadere nella banalità è rielaborare in modo più articolato e raffinato questi concetti, adattandoli al suo mondo surreale e arricchendoli di fascino e mistero, fino a renderli irriconoscibili.
Dopo aver finito il Libro 2, mi appresto a leggere l’ultimo capitolo della serie, sicura che questa storia mi riservi ancora rivelazioni e sorprese, che non sono certo mancate nei primi due. Invito tutti a prendere in mano 1Q84 e a tuffarsi nello strano mondo con due lune, omini cantanti che escono dalla bocca di una capra morta, crisalidi tessute con fili d’aria e due innamorati che non si sono mai scambiati una parola e il cui unico contatto risale alle elementari.
Charlotte Westenra