
Filippo Davoli
Domande e desiderio, speranza che emerge da un sentimento quotidiano sempre vigile e disposto all’accoglienza degli eventi. Gli inediti (generosamente offerti da Filippo Davoli) proseguono un percorso poetico sempre coerente con questa volontà d’immersione nelle vicende e sempre in attesa di riscoprirne così, dall’interno, il mistero. Dai quesiti senza risposta sulla fine, alla “luce” sorprendente della rinascita, rivelazioni di una fede che travalica i dogmi, perché necessitante di cogliere di continuo la meraviglia e lo stupore imponderabile dell’esistere.
Gianluca D’Andrea
TESTI
Con quale energia, con quale alterità
un uomo qualunque decide il troncamento
della sua esile trama? Con quale acume
sceglie il metodo (e vibra
il fendente mirato, e ammorbidisce
con il grasso la corda)?
Con quale ferocia uccide chi rimane
senza offrirgli uno scampo,
una parola che rimetta le colpe,
un sorriso che annulli lo strazio,
un varco, un pertugio per proseguire?
La vendetta è tremenda, insoverchiabile.
Il momento, quel momento preciso
in cui la soglia forzata s’è dischiusa
è valicato, ormai.
Non si ritorna.
Da lì si snoda una spirale impietosa
che tutto rimpicciolisce
e allontana, in un vortice.
La sagoma che penzola, la spoglia
frantumata, il malloppo
d’ossa e di carne fradicia
s’attarda penosamente sullo sfondo,
spicca il suo dramma
da un’altra dimensione a noi ignota.
Sembra che ci interpelli, ma è soltanto
un male in dismissione, un referto
senza voce che la memoria eternando rimuove.
Voleva questo, mi chiedo? Voleva
non essere, o solamente non esserci più?
Avrà pensato a sé stesso come al fagotto
calato nella dimenticanza della terra?
Come avrà fatto a staccarsi dall’anima,
a sganciarsi dal sangue?
Quanto dolore (o forse più nulla,
come un corto che leda i circuiti
e invogli con l’inganno di un limbo
in cui spegnere il fiato), mi dico:
quant’orrore dev’esserci stato?
*
Canto vigile
La luce a volte. Un balsamo
che scende al consolato
cuore, dove l’incontro si fa carne.
Così mi accogli in queste oscure pagine.
Ed io non so
che accettarne l’incarico, procedere
per frammenti di me fra le parole.
(Ossifica la parola, rendila acerba
perché conduca a una stabilità.
Regredisciti in essa fino a sparirti
come la riga che discontinua tracci
sul malcerto quaderno.
Solo la mano sappia che afasie
per giungere ad un segno.)
È candida la cecità del vento
che squassa gli orti, che rompe
gli argini dell’affetto, che assume
l’ora opportuna alla spada
nel gorgo dei giorni.
E qui nel vento io vivo
(quanta notte, le tue mani
belle nel vuoto)
*
Un temporale
Lo scroscio fu subitaneo, rabbioso.
I tuoni vennero dopo, al finire del gioco.
L’acqua ci entrava da ovunque,
sul pavimento strisciava invadendo
le oscurità sotto i mobili.
Nemmeno il cane sapeva se poterla bere
o temerne qualche retrogusto spietato.
Però fu bello. Fu uno spettacolo pieno
vedere il cielo sparire dietro la grandine
e l’aria far nuove le ossa.
Filippo Davoli è nato a Fermo il 22 agosto 1965, vive e lavora a Macerata.
In ambito poetico ha sinora pubblicato In epigrafe (1986), Mal d’auto (1990), Poemetti del contatto (1994), Alla luce della luce (Nuova Compagnia Editrice, 1996 – Introduzione di Franco Loi), Un vizio di scrittura (Stamperia dell’arancio, 1998), Una bellissima storia (Stamperia dell’arancio, 2000), padano piceno (GED, Biblioteca di Ciminiera, 2003), A tempo nuovo (pro manoscriptu, 2005 – Introduzione di Andrea Ponso e Postfazione di Gabriel Del Sarto), Gli incendi (L’arcolaio, 2008), Come all’origine dell’aria (L’arcolaio, 2010) e I destini partecipati (La Vita Felice, 2013). Finalista al Premio “Dario Bellezza” del 2001, è tra i vincitori del “Premio Montale” dello stesso anno per l’inedito, pubblicato col titolo 14 solitari in 7 poeti del Premio Montale (Crocetti, 2002). In edizioni numerate e fuori commercio, sono apparsi Piccolo canzoniere familiare (2002) e Midrash (Sagittario, 2004 – a cura di Elio Grasso). E’ tradotto in Francia nell’antologia “Filippo Davoli. Cinquante poesies – 1994-2003” (Editions Bénévent), a cura di Daniel Bellucci.
In ambito critico letterario, oltre a numerosi articoli apparsi in varie riviste, insieme a Guido Garufi ha curato il volume In quel punto entra il vento, dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet, 2008).
In ambito critico musicale, appare con un suo studio nel volume “Cantami di questo tempo. Poesia e musica in Fabrizio De André” – Atti del Convegno dell’Università di Cagliari, giugno 2003 (Aipsa Edizioni, Cagliari, 2007). Di lunga data è inoltre la collaborazione, sia letteraria che musicale, con il cantautore Claudio Sanfilippo. Altri suoi articoli sono apparsi in riviste specialistiche.
In ambito teatrale, ha collaborato alla stesura di Osvaldo Licini, errante erotico eretico, insieme a Giovanni Allevi, Neri Marcorè, Tullio Pericoli e Sandro Polci.
Direttore fino all’ultimo numero della rivista “Ciminiera”, fondata con l’ispanista Giovanni Cara, è compreso nelle antologie La poesia delle Marche. Il Novecento (Il Lavoro editoriale, 1998 – a cura di Guido Garufi), La voce dolce di resa (Stamperia dell’arancio, 2000 – a cura di Daniele Maria Pegorari), Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000 (Garzanti, 2001, a cura di Franco Loi e Davide Rondoni), Vent’anni di poesia (Passigli, 2002 – a cura di Maria Luisa Spaziani), La voce che ci parla. Antologia di poesia europea contemporanea (Archivio della Poesia del ‘900, Mantova, 2005 – a cura di Alberto Cappi) e Trent’anni di poesia italiana e dintorni (Book Editore, 2005 – a cura di Alberto Bertoni).
Della sua scrittura si sono occupate diverse testate, tra cui “Sole 24 Ore – Domenica”, “Avvenire”, “La Stampa”, “Rai RadioUno (Zapping, Con parole mie e In viaggio con le parole)”, “America Oggi”, “La Voce di Mantova”, “L’Unità”, oltre a riviste come “Poesia”, “Portales”, “Pelagos”, “Letteratura Tradizione”, Origini”, “Verso”, “I limoni”, “La Clessidra”, “Arca” e “Hortus”.
Già Presidente del Consiglio dei Curatori della Biblioteca “Mozzi-Borgetti” di Macerata, è curatore responsabile della rivista “Quid Culturae” in http://www.cronachemaceratesi.it/quid-culturae.