
Lorenzo Mari
di Gianluca D’Andrea
Spazio Inediti (2): Lorenzo Mari
Di questo breve poema, […] pubblico ora una parte, almeno come protesta contro certe teoriche, le quali in nome della verità e della libertà vorrebbero condannare la poesia ai lavori forzati della descrizione a vita del reale odierno e chiuderle i territori della storia, della leggenda, del mito. Ma al poeta è lecito, se vuole e può, andare in Persia e in India non che in Grecia e nel medio evo: gl’ignoranti e gli svogliati hanno il diritto di non seguitarlo [1879].
G. Carducci
Da lasse della malora (inediti)
Stringi l’asse, appena appena – con un
cacciavite o altro: basta che s’imprima
al mondo uno sbaglio, o uno scarto, un
soffio: la rotazione prende abbrivio
e la rivoluzione più non giunge
per moto di conserva – resta segno
soltanto l’eclisse, e già s’espunge
dalla crisi l’apocalisse – almeno
nel buio posso dirti, se la palla
non gira a dovere: si può fuggire,
infine, senza sfuggirci.
(Una sezione di lasse della malora, comprendente questo testo, si è classificata terza alla XVI edizione del concorso Licenze Poetiche, svoltosi a Macerata nel dicembre 2013).
Il richiamo al Carducci della Canzone di Legnano, nella nota dello stesso autore versiliese qui scelta come epigrafe, ci induce a riflettere sulla scelta formale di questo componimento di Mari. Occorre ricordare che la “lassa” come forma di strofe in Italia ha una storia pluricentenaria che, dal Ritmo laurenziano (fine XII o inizio XIII sec., scritta da un anonimo giullare), giunge alle scelte innovative del Carducci, appunto, e di D’Annunzio. Un aggancio alla tradizione che la scelta testuale suggerisce ma che il titolo ribalta perché l’ora delle forme chiuse della nostra letteratura è bella che passata, essendosi queste disciolte, ormai, in logorree pseudo-realistiche, in iper-commistioni di prosucole concettose e vaghe nelle generazioni appena precedenti il nostro.
Andiamo al testo: l’ironia, espressa da figure d’inversione per cui gli enunciati sembrano alternarsi repentinamente in tesi e antitesi senza uno scarto accomodante, blocca ogni via di fuga, dal nostro essere qui e ora, sull’orlo di una catastrofe. Infatti, è del marchingegno-pianeta-terra che si parla ma solo sullo sfondo di un uso delle parole che sono il vero marchingegno che costituisce il suo referente all’interno di questa tessitura per verba: «Stringi l’asse» azione che richiede una pressione, di contro «appena appena», iterazione ironica che dice la delicatezza dello stesso atto. I due impulsi sono opposti come «il moto di conserva» al v. 6 sembra suggerirci, leggi fisiche d’opposizione che consentono la conservazione nella sparizione, l«’eclisse» del v. 7 lo manifesta. L’ironia si fa costatazione, però, perché questa presunta dissoluzione restando «segno» elimina dal testo (con un altro segno, l’espunzione richiamata subito dopo) e dalla scelta (κρίσις) ogni rivelazione (ἀποκάλυψις) sui destini ultimi. Ancora una volta è confermato il dovere di essere presenti, perché da questa presunta fine sorge un nuovo inizio e, con un gioco che richiama sul piano concettuale l’hysteron proteron retorico (per cui l’ordine naturale delle azioni è invertito), la chiusura ne è conferma: «si può fuggire,/ infine, senza sfuggirci», in cui l’annominazione, pur rischiando il calembour, ci indica la vera direzione da percorrere, perché il vero cambiamento è nella nostra permanenza.
(Gennaio 2014)
Lorenzo Mari (Mantova, 1984) è dottorando in Letterature Moderne, Comparate e Postcoloniali presso l’Università di Bologna. Ha pubblicato le raccolte di poesia Libere sequele (Gazebo, 2004), Pellegrinaggio senza Endimione (Inventario Senese, 2007), Minuta di silenzio (L’Arcolaio, 2009) e Nel debito di affiliazione (L’Arcolaio, 2013). Traduce dall’inglese (Bless Me Father, Compagnia delle Lettere, 2011, in collaborazione con Raphael d’Abdon) e dallo spagnolo (Canto e demolizione. Otto poeti spagnoli contemporanei, Thauma, 2013, con Alessandro Drenaggi e Luca Salvi). Insieme a Luigi Bosco, Davide Castiglione e Michele Ortore coordina il sito letterario “In Realtà, La Poesia” (www.inrealtalapoesia.com).