II
IN-VOLUTO rappresenta una sezione di passaggio: la vecchia poesia non può più dispiegare altre potenzialità di lettura, nessuna forza immaginifica di uno slancio reale; occorre una violenza verbale (sul verbo), che questa sezione introduce, che agisca ed espliciti la falsificabilità di ogni segno, segnale, comunicazione.
“In-voluto” indica sia il rivoltarsi contro, sia il rifiuto (non voluto, dis-illuso, in-operoso) di una libertà in senso assoluto, in-effettiva, che non fa presa sul reale. La sezione vuole segnalare l’errore che occorre ricordare, ogni errore:
Un desiderio di morte attraversa
le scapole dei bimbi rimpinzati,
freddi come un termine e non parola
tecnica o scientifica sottoscriva
le sue predilezioni. Forre di
gameti sulla lingua che s’increspa
e onde sullo stretto o microclima
di gente neutra. Prima vista, grumi
di particelle esplosive nell’odio
scatenato da uno schizzo, frizioni
estreme di coscienze allo stremo,
nessun esempio che sia non conforme.
2° verso: i bambini rimpinzati desiderano la morte per troppa abbondanza. I bimbi rimpinzati e la gente neutra dell’8° verso sono collegati.
10° verso: il riferimento allo schizzo è da collegarsi alle caricature di Maometto pubblicate il 30 settembre 2005 sul quotidiano danese Jyllands-Posten. L’assenza radicale di ogni libertà d’espressione scatena l’odio come la possibilità di un alibi espiatorio.
6° e 7° verso: s’incontrano una micro e una macro-iperbole, rinforzate dai versi 8° e 9°.
Forse tutta la composizione è un’iperbole in cui l’atto di lanciare “oltre” esagera i riferimenti abituali, così la parte macroscopica, le onde, il mare, smorza, in termini di evocazione semantica, il surplus tecnico-scientifico della parte microscopica, le forre, i gameti e infine le particelle.
12° verso: ogni trascendenza, infine, risulta inesplicabile, ogni miracolo impossibile, perché “reale”.
La vignetta induce ad una reazione di potere (integralismo di area musulmana), sproporzionata agli occhi occidentali “informatizzati”, resta che, sulla tematica del potere, si gioca la paradossalità di ogni gesto.