Tommaso Landolfi, nello stupefacente racconto Le due zittelle, ci lascia una delle più lucide e toccanti invettive sulla fine della metafisica occidentale della nostra letteratura, nelle parole di padre Alessio: «Quante volte mi son sorpreso in ginocchio davanti a un gatto che si lava la faccia, davanti a uno scoiattolo […] che mangia una noce, davanti a un rospo al sole che, allarmato, resta a metà passo, con una zampa stesa ancora indietro e, immobile guarda e ascolta! O davanti a qualunque altra cosa, davanti a un filo d’erba come davanti alla casa di un uomo, davanti alle stelle del cielo come ai rifiuti di un corpo vivente. Ecco, mi dico, questo gatto è così e non può essere che così, ed è perfetto […]. L’uomo pecca soltanto perché non può non peccare; ma poi non pecca. Né può essergli il male più gradito o necessario del bene, anzi non può essergli neppure necessario; perché è, come il bene, lui stesso. Ed è lui stesso perché è Dio stesso».
(Tommaso Landolfi, Le due zittelle, Adelphi, Milano 1992, pp. 82-83).
***
In provincia 4
Campania
Come crocifissa giaceva questa rana
schiacciata sull’asfalto ardente
della provinciale. A bocca aperta,
arcuata verso il cielo, essiccata dal sole,
di lontano sembra una suola da scarpe
l’anfibio delle più antiche ere della terra
finito, mentre saltava, sotto le ruote.
Non c’è risurrezione altro che in larve
di mosche – già mature domani.
Per dove mai può fuoriuscire il sogno?
(Durs Grünbein – da: Dopo le satire – 1999, in A metà partita, Einaudi, Torino 1999).
***
AZ 626
Ora che le nubi ci lasciano vedere
per intero la curva della terra, nella forma
dei sobborghi senza forma dove dovremo vivere,
ascolto il flusso del sangue nella cuffia alla fine della musica
guardando i mondi degli altri che si incrociano col mio, le loro reti
di paura e desiderio dentro il tubo fragilissimo –
o i gesti che li legano al presente
quando fissano il ghiaccio sul lago inverosimile,
la nostra vita umana otto chilometri più in basso.
Ora so che non ha senso rompere
la miopia che ci fa esistere, vedo diversamente
le monadi che ci proteggono, le loro trame nel disordine;
seguo le macchie di luce che il sole
getta sul paesaggio, il cielo puro e indifferente.
Guido Mazzoni, I mondi, Donzelli, Roma 2010)
eh, non posso perdermelo questo saggio (dato questo assaggio),
Durs Grünbein soprattutto (mi porto in giro l’ultimo suo uscito in Italia “Strofe per dopodomani”), per il quale nutro passione. Direi che rispetto all’introduzione da “le due zittelle” di Landolfi ci stia bene anche “Della neve ovvero Cartesio in Germania” di Grünbein.
Un saluto! e grazie dell’anteprima.
"Mi piace""Mi piace"