Poesie: Teresa Zuccaro da “Al mondo”

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Al mondo

 

Io sono una tua creatura.

La mia natura

l’ho intuita in te al primo sguardo

e da quando ti ho riconosciuto

ho iniziato a vivere.

Non pretendo di sapere ituoi segreti,

il viaggio che conduci per una strada

larga e frequentata

che non sempre porta al mio sentiero,

ma vorrei ricoverarmi nel tuo petto

e ascoltare quel battito sicuro

che non ho mai sentito

che dice

“sei viva

                   stai calma

                                                   mi appartieni”.

 

***

 

La Terra

 

Se fossi la Terra

sarei vasta, circolare

un cuore di fuoco e una veste di mare

ogni stagione cambierei olore

ma avrei respiri lunghi come ere.

Sarei dappertutto

e in nessun posto in particolare

se avessi male in India

starei bene in Islanda

nulla sembrerebbe troppo alto o troppo fondo

i morti che mi consumano

sarebbero nutrimento.

Mi percorreresti avanti e indietro

e tutta in tondo,

la più cava delle mie grotte

il tuo covo più nascosto.

Insomma, non avresti scampo.

Pensa che girerei, derviscio obeso e lento,

un giorno intero per far venir notte

pur di farti piacere.

 

***

 

L’ostrica

 

Il mistero prezioso

che la rende affascinante

le è stato inoculato

in modo doloroso.

 

Più che per quell’intruso

grazioso e prepotente

vorrebbe essere amata

per il suo guscio vuoto.

 

***

 

L’anemone di mare

 

“Se devo subire

lo farò con coscienza”.

 

E lo fa per davvero

smettendo di nuotare

e cambiando il suo nome

in quello di un fiore.

 

Ora ondeggia sul suo stelo

senza opporre resistenza

le chiome offerte ai venti

alle correnti

che gli portano in dono

il mare intero.

 

***

 

Il pesce degli abissi

 

Dove suono aggiunto a suono

dà silenzio di tomba

dove luce su luce

è uguale a nero, e

tre mari più sei fiumi

fanno zero

fluttua il mio lumicino

e non si arrende.

 

***

 

Sedna

 

C’era da sempre.

Un pezzo di ghiaccio di grandi dimensioni.

Dalla sua lontananza clandestina

regolava la brina, la vita polare

il clima del mio cuore.

Poi un uomo l’ha scovato, battezzato

e senza neanche chiedergli il parere

l’ha designato decimo pianeta.

La quarta dimensione e il quinto punto cardinale,

ancora fuori mano,

fanno il loro misterioso dovere.

Le cose, per esistere,

devono essere viste e nominate.

Io posso immaginare ogni tua azione

– la barba, il lavoro, la vita familiare –

però mi sei celato, vietato

una nozione astratta e sfuggente.

Così la me creata dal tuo sguardo

ha soppiantato ormai quella reale.

Ora che mi hai sdoppiato irreparabilmente

non puoi tornare indietro e non guardare.

 

***

 

Gigante rossa

 

Ti giro intorno

come si gira intorno ad un crepaccio

che non si richiude se non guardo e oltrepasso.

Il tuo vuoto rimane alle spalle

ma rammenta uno squarcio trascurato

che mi ha scarnificato fino all’osso.

Ora so che devo averlo a cuore,

misurarlo, indicarlo

con un segno rosso sulle gote

bordura di papavero evidente.

Come il rosso spunta in superficie

una fessura fende la crosta

ed è magnifica culla del mare

nicchia nera di brace nascosta.

Così ora sia tu il circondato

da questo vuoto che splende come il sole

e il sole sorge di te incurante,

brucia, tramonta, ti trascende.

 

***

 

Un bambino

 

Non è che sono tanto intelligente

ma questa scuola è fuori dal normale

e il vostro metodo così sicuro

che bastano tre giorni ad imparare

tutto quello che c’è da sapere.

Ora che ho questa laurea infernale

sarebbe inutile studiare duro:

per essere di nuovo puro

un arco vitale

non è sufficiente.

Beslan, I, 2, 3 settembre 2004

E per tutti i bambini di cui la televisione

non ha parlato

***

Capovolgendo Rilke

Tutte le cose a cui mi dono

diventano ricche e mi abbandonano

R. M. RILKE,  “Il poeta”

Tutte le cose si donano a me

e io divento ricca e le comprendo.

Ho tanti luoghi da visitare,

abito nel mio corpo,

la stanza degli ospiti è il mio cuore.

Perché la notte è troppo breve?

E così il giorno? Perché

una sola bocca e tanto sapore?

I tuoi frulli d’ala

non sfiorano le mie frontiere.

***

Frenesia

La primavera, come si sa,

non è perfetta.

Ora è tutto sepolto, rattrappito

ma presto sarà prurito di fiori

e fili d’erba che prendono il posto

dei loro identici predecessori.

Finché l’uguale succede all’uguale

nella medesima categoria

è una frenetica routine.

Non c’è spazio per l’ignoto,

– può portare alla follia

ciò che manca di etichetta –

ma l’ignoto spunta sempre

come un intruso pericoloso

che non offre garanzia:

se non lo so dire mi travolgerà

se dico “buono” forse lo sarà

chi disse “cosmo” era troppo ambizioso.

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