Sul Soggetto in “Le Parole e le cose”:
Maria Grazia Calandrone: “Io da tempo ho iniziato a coltivare una allergia nei confronti dell’io narrante (specialmente nella contemporaneità: non la trovo una assunzione di responsabilità bensì una conferma politica di solitudine)”.
Gianluca D’Andrea: “il soggetto poetico non è immerso in un “mondo” ma resta fuori da ogni “campo” d’azione e si limita ad essere mero chiosatore degli avvenimenti (niente di male nel mondo “claustrale” in cui ci troviamo a vivere”
Alessandro Broggi: il critico Benjamin Buchloch definiva l’artista un “sapiente/filosofo/artigiano” che consegna alla società “i risultati del suo lavoro”. A parer suo, questa figura succede a quella dell’artista come “soggetto medianico e trascendentale”.
Mario Benedetti: “io sono Soggetto in quanto responsabile della parola, della forma versale e strofica, dei suoi silenzi; di questa poesia e non di un’altra. Senza umiltà e senza orgoglio in questi tempi oltremodo bui e per certi versi senz’altro nuovi”.
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