Lebensweisheitspielerei
(Traduzione e nota di
Gianluca D’Andrea)
Segue la traduzione di “The Snow Man”: in qualche modo conclude la temperie della percezione del vuoto di realtà e dell’identificazione inglobante tra io e mondo presente in quel testo (e nella raccolta Harmonium in generale) e ri-apre alla distinzione che crea relazione in una fase esistenziale (The Rock è la raccolta senile) che pare aggrapparsi agli estremi bagliori del contatto.
Per le motivazioni del traduttore non c’è molto da aggiungere a quanto espresso nel cappello introduttivo di “The Snow Man” al quale rimando (Quaderno di traduzioni – Poesia, in Testo a fronte, N° 41 – II semestre 2009, pp. 172, 173); semmai, in accordo ulteriore con le scelte stilistiche di Stevens, mi preme precisare che la pregnanza retorica degli esordi è sostituita da un dettato più asciutto e discorsivo seguendo il quale mi sono orientato.
Lebensweisheitspielerei
Weaker and weaker, the sunlight falls
In the afternoon. The proud and the strong
Have departed.
Those that are left are the unaccomplished,
The finally human,
Natives of a dwindled sphere.
Their indigence is an indigence
That is an indigence of the light,
A stellar pallor that hangs on the threads.
Little by little, the poverty
Of autumnal space becomes
A look, a few words spoken.
Each person completely touches us
With what he is and as he is,
In the stale grandeur of annihilation.
*
Lebensweisheitspielerei
Sempre più fiacca la luce del sole cala
nel pomeriggio. I superbi ed i forti
sono svaniti.
Quelli rimasti sono gli incompiuti,
i finalmente umani,
nativi di un cielo scemato.
Loro indigenza è un’indigenza
che è indigenza della luce,
un pallore stellare che pende dai fili.
A poco a poco, la povertà
dell’autunnale spazio diventa
sembianza, pronuncia di alcune parole.
Ogni persona completamente ci tocca
con quel che è e poiché è,
nella scaduta grandiosità dell’annichilimento.