Per chi volesse ascoltare la bella puntata di Poesia e Musica Italiana a cura di Elena Capra dedicata a Bartolo Cattafi con interventi di Diego Conticello, Daniela Pericone, Enrico De Lea, Marco Aragno e il sottoscritto che al minuto 13.20 ca. legge Nuovo Mondo, poesia tratta da Nella spirale (Stagioni di una catastrofe) – Industria e Letteratura (2021), ma soprattutto seguita dalla splendida Anthrocene di Nick Cave che vale assai l’ascolto e il riascolto.
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11 settembre 2001 – 11 settembre 2017. Un’ombra

Lettura #300, 27 agosto 2017, p. 30 (Foto ed elaborazione grafica di Gianluca D’Andrea). In evidenza Jasper Johns, “Flag”, 1954-1955
11 settembre 2001 – 11 settembre 2017. Un’ombra
L’ombra del 2001
Inizia il terzo millennio e il primo
segnale che qualcosa di mostruoso
possa germogliare è il buio in mezzo
all’Asia. Ma occorreva risparmiare
e l’umiltà è la nostra forza, passavamo
dal tungsteno monocristallino, quale
ricchezza nelle parole, all’uranio
impoverito, meno costoso ma carico
di regali anche a gennaio. La Befana
ha nel sacco il ramo cadetto di un cespuglio
texano, un tipo particolare di gemmazione:
rancorosa, vendicativa, violenta.
Isteria, pazzia, velocità
dell’informazione. Wiki e MCD
e cloni e c’era Napster, musica gratis
in ogni dove, un paradiso. Poi
quest’anno malefico. Erika e Omar
fanno a pezzi la famiglia ma in Olanda
si festeggiano i primi matrimoni gay. Annus
horribilis dov’è il discrimine tra amore e odio,
tra la buona morte e la cattiva?
Da quale sasso cosmico il virus della vita?
Addio Carlo per un G8 andato a rotoli,
addio all’uomo, The Falling
Man che cerca la caduta, l’atto subalterno
alla disperazione – attaccamento
alla vita-morte-vita – rebus
di risposte, attentati preventivi
alla nostra salvaguardia, dissolta
in piagnistei multitasking. Perché dobbiamo
creare di più, pluriattivarci
nell’odio, nell’amore, nella commozione,
morte-vita-morte. Era solo
un undici settembre, martedì,
dies mirabilis, meraviglia dello scompiglio
mediatico, salto quantico dell’uomo
in caduta, vita-morte-vita? Morte.
Da allora, l’espulsione periodica
di linee spettrali che squilibrano
il sistema, una cascata d’ombre
che ci allena alla deriva, WTC.

Il Presidente Barack Obama, con l’ex sindaco Michael Bloomberg, osserva le foto delle vittime (Official White House foto by Pete Souza)
Anthrocene (Nick Cave and the Bad Seed)
All the fine winds gone
And this sweet world is so much older
Animals pull the night around their shoulders
Flowers fall to their naked knees
Here I come now, here I come
I hear you been out there looking for something to love
The dark force that shifts at the edge of the tree
It’s alright, it’s alright
When you turn so long and lovely, it’s hard to believe
That we’re falling now in the name of the Anthrocene
All the things we love, we love, we love, we lose
It’s our bodies that fall when they try to rise
And I hear you been looking out for something to love
Sit down beside me and I’ll name it for you
Behold, behold
The heaven bound sea
The wind cast its shadow and moves for the tree
Behold the animals and the birds and the sky entire
I hear you been out there looking for something to set on fire
The head bow children fall to their knees
Humbled in the age of the Anthracene
Here they come now, here they come
Are pulling you away
There are powers at play more forceful than we
Come over here and sit down and say a short prayer
A prayer to the air, the air that we breathe
And the astonishing rise of the Anthrocene
Come on now, come on now
Hold your breath while you’re safe
It’s a long way back and I’m begging you please
To come home now, come home now
Well, I heard you been out looking for something to love
Close your eyes, little worm
And brace yourself
LETTURE di Gianluca D’Andrea (33): IL VENTO PROIETTA LA SUA OMBRA

William Turner, Tempesta di neve – Battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth, 1842 (fonte: Tate)
di Gianluca D’Andrea
Così si allungano d’improvviso
le ombre alla fine dell’estate
e già producono l’antimondo
dell’inverno, all’inferno.
(Antonio Porta, Yellow, 2002, p. 6, vv. 8-11)
L’inferno dello straniero che è la nostra ombra, libra nelle nostre atmosfere l’aerea scintilla della forma, un nugolo di violenza che scema nel nulla della storia.
The wind cast its shadow and moves for the tree
(Nick Cave, Anthrocene, v. 18, dall’album Skeleton Tree, 2016)
La simbologia di un’oscura distruzione che è la morte che non può, non deve essere confusa con la vita, occorre ci trascini fuori dalla pozza che ci rispecchia e che, sempre più spesso, amiamo toccare:
«Isolare la morte dalla vita, impedire che l’una sia intimamente intrecciata con l’altra».
(Jean-Luc Nancy, L’intruso, 2000, p. 20)
Fuori, nel mondo che riteniamo distante dalla nostra intimità, è ancora percorribile il transito, quel percorso di distanziamento dall’io che ci avvicina al noi? Nel nostro “antimondo” che è la visione allucinata della nostra scomparsa “si allungano le ombre” di un “inferno”, quello dell’inserzione fraudolenta che soffoca la relazione:
«ci troviamo su di un crinale estremo e disperato: la necessità di salvare il mondo materiale dagli eccessi dello sviluppo può essere sostenuta solo dalla diffusione di comportamenti culturali che sappiano allontanarsi dall’abito dell’eccesso, che sappiano uscire, nell’esercizio delle forme comunicative, artistiche, letterarie, dal circolo illimitato del consumo fine a se stesso».
(Giulio Ferroni, Introduzione a Dopo la fine – Una letteratura possibile, 2010, p. XIX)
Ci troviamo, cioè, a dover affrontare l’estremità della “consumazione” e vestirci di un altro abito d’eccesso, quello della resistenza al consumo, è il vero modo di affrontare l’eccesso apparentemente astratto del ciclo del consumo stesso, superando ogni sterile minimalismo.