Transito all’ombra a Genova (Stanza della poesia)

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Venerdì 19 aprile, ore 18:00, alla Stanza della poesia di Genova, leggerò e discuterò di Transito all’ombra. Ad accompagnarmi sarà Luciano Neri.

 

Transito all’ombra alla Libreria Zabarella (Padova), per la rassegna “Il sabato dei villaggi”

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Sabato 2 marzo, ore 17:30, alla libreria Zabarella di Padova, parteciperò alla rassegna “Il sabato dei villaggi”. Durante l’incontro, al quale parteciperà anche Stefano Modeo e che sarà  commentato da Andrea Breda Minello, leggerò da “Transito all’ombra”.
A introdurre l’incontro sarà Laura Liberale.

Umberto Fiori – Il Conoscente, Marcos y Marcos, 2019

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Umberto Fiori (Foto di Dino Ignani)

È in uscita per Marcos y Marcos Il Conoscente, il nuovo libro di Umberto Fiori, un racconto in versi, un sogno, il cui protagonista porta lo stesso nome e cognome dell’autore. Pubblichiamo tre estratti, ringraziando l’autore e l’editore.

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1.

È vero: ci sono giorni
che le vostre parole più care e buone
mi suonano come insulti,
giorni che dal mattino alla sera il sole
splende contro di me
come contro un ritaglio di lamiera:
non mi si parla senza avere
diritto in faccia
il suo abbaglio tremendo. Ci sono volte
che mi trovate là,
fermo, freddo
come l’avanzo nel piatto.
Non vi ascolto, non alzo nemmeno gli occhi.

È che ho la testa piena
di una scena che ho visto
tanti anni fa.

6.

Senza parlare, la gente prendeva posto
– seduta, in piedi – sotto la mezza luce
dell’ultima corsa in partenza,
poi stava in mezzo agli altri, nascosta
nelle sue sciarpe,
nelle sue occhiate su niente.

Ai finestrini bianchi di fiati
affacciati su quattro muri di nebbia
faceva buio. Le lampade gialle, sui viali,
si erano accese, e filavano. Fra le stanghe
e i sedili del filobus, fra gli odori
dei corpi e dei giornali, c’era la pace
che senti in una stalla. Un silenzio
mite, svagato,
infinito, leggero, come se mai
nessuno fosse nato.

“Umberto Fiori!”

44.

Così, di tanto in tanto,
senza neanche interrompere il discorso,
il Conoscente additava
la fossa degli eterni lavori in corso
fiorita di lattine e giornali vecchi,
un tavolo zoppo, un pettine con tre denti,
quattro frammenti di specchio,
una bottiglia piena di pioggia, un’asse
incrostata di calce
e di cemento, dovunque si spalancasse
il grande sbadiglio del mondo.

In quegli oggetto opachi,
spaiati, fuori posto,
io contemplavo il fondo più nascosto
della mia testa. Era in me
che sbraitavano e barcollavano
come una compagnia di ubriachi.

Per festeggiare i tre anni della collana Le Ali – Letture da “Transito all’ombra”

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Presentazione “Transito all’ombra” – Parma (Libreria Fiaccadori) – 26/10/2018

26 ottobre 2018, ore 18:00
Libreria Fiaccadori
 (Parma)
con Fabiano Alborghetti e Luca Ariano
parliamo e leggiamo da Transito all’ombra e Maiser26 ottobre-001

NUOVI INIZI: Fabio Pusterla, ‘Cenere, o terra’, Marcos y Marcos, Milano, 2018 – su L’EstroVerso

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Sulla crisi e il mutamento si fonda Cenere, o terra, l’ultimo libro di Fabio Pusterla, pubblicato da Marcos y Marcos.  E su ritualità penitenziali e di passaggio evidenziate sin dal titolo, il cui rimando è al canto IX del Purgatorio, si apre questa nuova operazione. Il nono canto, dicevamo, che è sempre, nelle strategie compositive della Commedia, un luogo di transito, rappresentato da soglie via via – dall’Inferno al Paradiso – più sfumate. E la soglia è ormai figura topica di tutta l’opera di Pusterla, quasi aggancio metonimico e ancoraggio nella precarietà di un tempo percepito nella sua inesorabile scomparsa.
La percezione transeunte del tempo ha, sin dalle origini, condotto il nostro poeta a confrontarsi con l’archeologia del segno, nella prospettiva/speranza che la conoscenza del passato potesse aprire brecce nel presente, in direzione di un futuro possibilmente luminoso. A sottolineare quest’urgenza di poetica, sono segni tematici e retorici che attraversando l’intera opera sembrano consolidarsi proprio in Cenere, o terra.
Partendo, allora, dal concetto di soglia suggerito dal richiamo alla Commedia, possiamo da subito individuare il nucleo tematico che, con ogni probabilità, guida il cammino di recupero e contemporaneo rilancio etico di Pusterla: l’umiltà.
«Cenere, o terra che secca si cavi, / d’un color fora col suo vestimento», così Dante descrive la veste, praticamente un saio, dell’angelo custode all’entrata del Purgatorio, ed è la tensione all’unità, attraverso un ultimo splendore che riattivi la relazione – io/altro, parola/mondo – a spingere il poeta verso una successiva, forse estrema, riflessione sui valori tradizionali.

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Note su “L’indifferenza naturale” di Italo Testa (Le Ali, Marcos y Marcos, 2018) su Nazione Indiana

Oggi su Nazione Indiana una mia nota a L’indifferenza naturale di Italo Testa (Marcos y Marcos, Le Ali, 2018)

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Note su L’indifferenza naturale di Italo Testa

 

di Gianluca D’Andrea

Lo sguardo è lenta costruzione […] la mente rumina le cose
le afferma per sottrazione

L’indifferenza naturale

 

L’ultimo libro di Italo Testa sembra attraversato da una carica metafisica che fa leva sulla sospensione. La parola si fa basilare, tocca il basso e l’umido di una terra di passaggio che solo in lontananza sembra fare risuonare paesaggi realmente attraversati dall’autore.

Sicuramente balugina una necessità di rinascita ma essenziale, appunto, o “naturale” come l’in-differenza cui il titolo introduce e che suggerisce una percezione ambivalente: «la vita che ignota fermenta dai fossi / in un’onda di calore svapora» (pastura, p. 16, vv. 5-6), o ancora «guarda la vita che anonima fermenta / il ritmo uguale dei giorni senza meta» (la lenza, p. 17, vv. 1-2). Ambivalenza che, almeno nei testi da cui gli estratti sono riportati, sembra inoltrarsi nella terra di mezzo di una nominazione franta, da un lato sentinella di una presenza che si appressa ma, d’altro canto, che s’immobilizza nel “non nominabile” “di un’assenza” (come è evidente nell’ultimo componimento del libro a p. 117).

Partendo da questi estremi, nella divaricazione di una cammino che si dipana per segnali e intermittenze, è possibile rintracciare ombre di presenza in una realtà indistinta, limacciosa, cui sembra destinato a ritornare ogni segno umano (e, nello specifico, la parola della poesia). Ogni documento, potrebbe “realizzarsi” in un’archiviazione indifferente, in un enorme “no-cumento” – questo il rischio che le capacità di archiviazione attuali immettono nel nostro vissuto se si dimentica la stratificazione “geologica” che i segni producono – ma la poesia indica la direzione di un recupero, per quanto disillusa, verso cui sembra muoversi l’opera di Italo Testa, incluso L’indifferenza naturale che sembra porsi in posizione “originaria” rispetto ai depositi e alle stratificazioni successive di La divisione della gioia, I camminatori e Tutto accade ovunque.

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Istantpoetry #14

«Si scappa tutti dalla parte
dove il sole entra nelle case.
Da nessuno restiamo troppo tempo
a misurarci il cuore mentre
le impronte tentano frasi di polvere»

Stefano Raimondi
(Il cane di Giacometti, Marcos y Marcos, Le Ali, 2017)

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“L’Espresso” del 31 dicembre 2017. Versi da “Transito all’ombra” (La strofa)

Su “L’Espresso” del 31 dicembre 2017 versi da Transito all’ombra. Per chiudere bene l’anno.

L'Espresso - La strofa

Audio Rai.TV – Fahrenheit – La poesia del giorno del 27/10/2017

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Transito all’ombra

Gianluca D’Andrea, Trasposizione (o l’identità del poeta), dalla raccolta Transito all’ombra, Marcos y Marcos

Sorgente: Audio Rai.TV – Fahrenheit – La poesia del giorno del 27/10/2017