
Luigi Carotenuto
Vi porto via – Nota di Gianluca D’Andrea
La parola concettualizza l’esistente, è una parvenza che nella tensione verso la concretezza della materia, combatte la distanza, nonostante la sua ineluttabilità: questa spinta infinita alla nominazione è matrice e anelito della poesia di Vi porto via. È tutto infinito, poesia d’esordio della raccolta, non lascia dubbi: la ricerca è nella presenza/assenza, nelle potenzialità liminari della parola, risolvendosi in desideri e cadute, nonché in imperativo etico per lo sforzo di un raggiungimento. Il velo, altra soglia, è gioco di trasparenze che lascia intravedere il reale, per nasconderlo, rendendo impossibile l’accesso totale allo stesso, insinuando possibilità di fuga. L’agio oscillatorio, provocato dall’incontro/scontro col reale (evidenza di molta poesia siciliana del novecento, vedi Cattafi), origina proprio dall’impatto, tutt’altro che sereno, che il soggetto subisce e a cui tenta di reagire. Per questo alle stazioni di mancata aderenza si tenta di provvedere con uno sforzo, quasi un sacrificio, di scardinamento causato dalla tensione di centrare l’ordine delle parole nel mondo. In potenza la forza ricreante può emergere, liberandosi dagli scivolamenti e le fughe, focalizzando, e infine concretando, il proprio desiderio-imperativo; svincolando la forza etica, presente, dal moralismo, dalla caccia alla parola, dall’effetto (come in alcuni dei testi riportati avviene).
Testi
È tutto infinito
È tutto infinito con te
l’attesa
il silenzio
un bacio sospeso dal tempo
Rimescolo i dadi
sei in tutte le facce
se perdo la strada
sei dietro di me
°
Nel castello
Carità di una pioggia serale
svolazzare annebbiarsi svanire di idee
si scompagina la nostra storia personale
rinasce l’aria impolverata
dell’antico amato ripostiglio segreto
tolto il velo il veto
s’apre il castello del primo nemico…
Edipo
°
Ex novo
Rinnovarsi bambino
anima estranea al disincanto
sciogliere il cappio nel petto
in un canto
°
Blu chagall
Arcobalenante gioia lungoprato fiorito fiorente
finestra investita d’aria fresca ad altezza divina
Dove sei? Nascosta sotto la brina
nel tuo blu chagall tra tulipani viola
nodi in gola occhi lucidi lucenti
– occhi da passeggiate infinite –
consustanziale al cielo
per sempre bambina
occhi estasiati di fantasia
– c’è da perdersi in te come nel paese di Alice –
felice
°
San Nullo
San Nullo, chi ti cogita ormai?
Mortificato nel nome
Ti ho incontrato sul vetro d’un bus,
nell’urbana indifferenza,
tra i pensieri stanchi di chi torna a casa
con la tua benedizione e non lo sa.
°
Pornolenza
Madonna mia
salvami dalla pornografia
Anima d’ametista
chiudimi la rivista
eiaculatio fellatio copula crapula
come esser sazio del nulla
pur vertigo vestito?
°
La verve del verbo
Divagare divergere allestire un sole artificiale
pernottare in loco virtuoso vitale
sudare il senso universale
Fermarsi
Ripartire
dalla gioia del dire
°
La gravità del peso o il peso della gravità
Già, la pioggia.
Ogni stupida goccia
si poggia
così
priva di sensibilità
(questa è la gravità).
Tu la scruti assorta
come se avesse un’anima
un corpo a sé stante
che resista (più d’un istante)
al contatto col mondo.
È senza individualità
dura il tempo di un salto celeste
e da sola non esiste.
°
Sul selciato
Strade di pietra
orme infantili
adolescenti
primo amore mai scordato
esordio sul selciato
il mio cuore corre corre
la testa non gli tiene testa
il mio cuore fugge chi lo prende
nemmeno tu mi prendi più
ho di nuovo 15 anni
amami non vedi sono un bambino
torno sempre indietro lo sai
per chi se non per te per chi
guarda vedi come sono bravo?
vado in bici con una mano sola
però senza la tua non so entrare a scuola
°
Passo doppio
Danza sul rimorso
sulla colpa
pesta in passo doppio
quel serpente velenoso
Danza sui soprusi
sugli stupidi e gli ingrati
danza sui reati
cosa resta?
Danza che ti passa
Sciogli questo nodo di rimpianto
librati in un pianto in movimento
l’estasi è un momento
°
Virtuale
Avremo il virtuale
dove poterci ritrovare
custodirò il tuo sorriso
il caffè caldo un pensiero condiviso
come non ci fossimo mai lasciati
schermo a schermo appiccicati
la solitudine non ha più radici
sconfitta dai miei 1009 amici
Dio, il partito, la rivoluzione
il sesso, l’amore, la distrazione
tutto a portata di dito
E l’infinito?
Luigi Carotenuto è nato il 16 agosto 1981 a Giarre (CT), dove tuttora risiede. Educatore, ha lavorato nell’ambito socio-pedagogico. Si occupa di critica letteraria per il periodico culturale l’EstroVerso (www.lestroverso.it), diretto da Grazia Calanna; cura la rubrica di poesia In conto letture, per la rivista Lunarionuovo, diretta da Mario Grasso (www.lunarionuovo.it). Ha pubblicato le sillogi L’amico di famiglia (edizioni Prova d’Autore, Catania, 2008) e Vi porto via (edizioni Prova d’Autore, Catania, 2011).
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