L’esistenza vibra nel rischio. È esistenza proprio perché esposta: non c’è riparo, nessuna dimora. Siamo aperti nell’Aperto ed è irrimediabile. Ospiti del rischio, anche nella più profonda delle reclusioni. Solo che adesso, non possiamo che “rivolgerlo” in noi.
Gianluca
Poesie dall’inizio – 08) Rilke
Come natura abbandona
Come natura abbandona gli esseri
al rischio del loro sordo piacere e nessuno
oltremodo protegge fra zolle e rami:
così, neppur noi siamo cari al fondo primo
del nostro essere: esso ci arrischia. Ma noi
ben più di pianta o animale,
con questo rischio andiamo; lo vogliamo; talvolta
più arrischianti (e per nostro vantaggio)
della vita stessa -, d’un soffio
più arrischianti… Ciò ci offre, fuor d’ogni protezione,
un esser-sicuri, lì dove agisce la gravitazione
delle forze pure; ed è proprio il nostro
esser senza dimora quel che davvero ci ospita
e che, vedendolo minaccioso, lo rivolgemmo all’Aperto,
così che nel cerchio più ampio,
in qualche luogo
lì dove la Legge ci tocca, rispondiamo di sì.
(Rainer Maria Rilke, Le api dell’invisibile, Napoli, 2016, Traduz. di Ulderico Pomarici)
*
Wie die Natur die Wesen überläßt
dem Wagnis ihrer dumpfen Lust und keins
besonders schützt in Scholle und Geäst:
so sind auch wir dem Urgrund unseres Seins
nicht weiter lieb; er wagt uns. Nur daß wir,
mehr noch als Pflanze oder Tier,
mit diesem Wagnis gehn; es wollen; manchmal auch
wagender sind (und nicht aus Eigennutz)
als selbst das Leben ist −, um einen Hauch
wagender… Dies schafft uns, außerhalb von Schutz,
ein Sichersein, dort wo die Schwerkraft wirkt
der reinen Kräfte; was uns schließlich birgt
ist unser Schutzlossein und daß wir’s so
in’s Offne wandten, da wir’s drohen sahen,
um es, im weitsten Umkreis, irgendwo,
wo das Gesetz uns anrührt, zu bejahen.