Poesie dall’inizio – 03) Bachmann

Con la poesia Giorni nel bianco, entriamo nei territori dell’eros (come risulta evidente dalle immagini “lattescenti” presenti nella seconda strofa). Si tratta di un amore “incandescente”, che quindi desidera bruciare utopisticamente fino al candore e all’innocenza. Il desiderio di contatto, però, è frustrato da una distanza, dall’assenza che sembra spegnere la speranza in una scissione irrimediabile tra Io e mondo, in una tremenda veste di morte (ahi, quanta attualità in quel “Schwanengesang”!).

Gianluca


Poesie dall’inizio – 03) Bachmann

Bachmann

Giorni nel bianco

Con le betulle mi alzo in questi giorni
e ciocche di frumento mi ravvio
dinanzi a uno specchio di ghiaccio.

Intriso al mio respiro,
il latte si aggruma in fiocchi.
Facilmente di buon’ora spumeggia.
E dove appanno il vetro, lì appare,
dipinto da un dito infantile,
ancora il tuo nome, innocenza!
Dopo gran tempo, ormai.

Non mi addolora in questi giorni
ch’io possa dimenticare
dovendo ricordare.

Io amo. Sino all’incandescenza
amo e con saluti inglesi ringrazio.
Li ho appresi al volo.

All’albatro ripenso in questi giorni,
con cui mi sollevai
transitando
in un paese ancor vergine.

All’orizzonte intuisco,
splendido nel declino,
il mio continente di favola,
laggiù, che mi congedò
nel sudario.

Io vivo e da lontano ascolto il suo canto del cigno!

(Ingeborg Bachmann, Invocazione all’Orsa Maggiore, Milano, 2002 – Traduz. di Luigi Reitani)

*

Tage in Weiß

In diesen Tagen steh ich auf mit den Birken
und kämm mir das Weizenhaar aus der Stirn
vor einem Spiegel aus Eis.

Mit meinem Atem vermengt,
flockt die Milch.
So früh schäumt sie leicht.
Und wo ich die Scheibe behauch, erscheint,
von einem kindlichen Finger gemalt,
wieder dein Name: Unschuld!
Nach so langer Zeit.

In diesen Tagen schmerzt mich nicht,
daß ich vergessen kann
und mich erinnern muß.

Ich liebe. Bis zur Weißglut
lieb ich und danke mit englischen Grüßen.
Ich hab sie im Fluge erlernt.

In diesen Tagen denk ich des Albatros’,
mit dem ich mich auf-
und herüberschwang
in ein unbeschriebenes Land.

Am Horizont ahne ich,
glanzvoll im Untergang,
meinen fabelhaften Kontinent
dort drüben, der mich entließ
im Totenhemd.

Ich lebe und höre von fern seinen Schwanengesang!