Attraverso i paesaggi di uno sguardo laterale: “In questa parte del mondo”

di Gabriele Belletti

In questa parte del mondo (Edizioni San Lorenzo, 2016) apre alla riserva dei tanti paesaggi e terre (come esplicita il sottotitolo) frequentati dal poeta ticinese. Esporli, ri-esporli – ricordiamo che la silloge è composta in gran parte da liriche tratte da precedenti raccolte pusterliane (da Concessione all’inverno, 1985, ad Argéman, 2014) – significa lasciare aperto il rapporto con altre forme espressive, perché capaci di mantenere vivo un dialogo e una fiducia intersoggettiva, prima ancora che intermediale. Le poesie si accompagnano così alle immagini dell’artista iracheno Selim Abdullah, poesie considerabili quasi come ékphrasis richiedenti al lettore un’integrazione, una riflessione e forse anche una presa di posizione nella sua ‘parte’ di mondo. Visioni e parole, pertanto, si mettono al servizio di altri occhi, per mostrare – e interrogare – ciò che al di là di posizioni centrali / superficiali vive, non senza difficoltà, “di lato”. «Ruotando l’asse» (Due sfondi) si espongono luoghi Subito dietro casa o appartenenti ad altri spazi, anche più onirici e immaginativi (Valle dei morti). Grazie a uno sguardo di tal fatta si mettono in rilievo riflessioni che dai paesaggi si estendono alla condizione umana tutta (non solo italiana ed europea) e alle sue – poche e incerte – coordinate. Così, in una pianura «senza scopo / apparente» si scorge un telos nei soli passi che l’attraversano (Una pianura), in un «qui» si incontra il «nulla» (Paesaggio), nell’oscurità si staglia una sfumatura vivace, capace di serbare speranza. Lo sguardo «laterale» – sia esso poetico o pittorico – («Sempre laterale lo sguardo, sempre in attesa / del movimento imprevisto», Bandiere di carta, VII) disvela profondità e umanità, fa battere sentieri d’attenzione che possono – e devono – anche varcare i confini delle pagine (Ultimi cenni del custode delle acque, XVII).